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La
Calle del Tragheto de la Madoneta vista dal Canal Grande. A sinistra
il palazzo Donà de la Madoneta, a destra il palazzo Donà della
Trezza. |
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A San Silvestro.
Fino agli anni Settanta del Novecento qui era in funzione un traghetto di
gondole (in dialetto tragheto) che congiungeva le due sponde del
Canal Grande, tra i palazzi Donà (su questo lato) e palazzo Martinengo a
San Beneto (sulla sponda opposta). Un piccolo approfondimento sui tragheti
si può leggere su questa
pagina.
L'appellativo di Madoneta (in italiano Madonnetta) potrebbe derivare
dall'usanza che avevano i gondolieri di mettere un'immagine sacra presso
la stazio delle gondole.
Ma il nome potrebbe anche derivare dal bassorilievo con la Madonna con il
Putto che si trova sulla facciata prospiciente il Canal Grande di palazzo
Donà, tra due finestre del piano ammezzato: pur essendo in stile
rinascimentale, è opera ottocentesca. Lo stesso palazzo, dopo la
collocazione del bassorilievo, venne chiamato anche palazzo Donà della
Madoneta.
Alcune osservazioni generali sul toponimo mariano si possono leggere su questa
pagina.
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La
Madonna con Putto sulla facciata di palazzo Donà. |
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Non deve trarre in inganno questo rilievo ottocentesco: in realtà il
palazzo Donà ha origini antichissime, essendo stato fondato nel XIII
secolo dalla famiglia Signolo e si contende, con Ca' da Mosto, il primato
di più antico palazzo veneziano. Sulla facciata principale, oltre alla
ottocentesca Madonna con Putto, sono visibili numerose patere ed una croce
greca risalenti ai secoli XI-XIII.
Patere ed altri frammenti di fregi antichi (compresi tra il XII ed il XIII
secolo) sono visibili in questa calle in prossimità dell'accesso alla
Corte Petriana.
Oltre ad altre patere ed elementi della facciata dei secoli XII-XIII che
si trovano sul lato Canal Grande del Palazzo Donà della Trezza, detto anche
Saibante, sopra una porta laterale si può osservare uno stemma con l'arma
scalpellata in età napoleonica.
In Calle del Tragheto de la Madoneta. il 5 agosto 1582 un certo D. Rossi
di Cividale del Friuli assalì e ferì due monache converse del convento del Santo Sepolcro: una
fu colpita alla testa, l'altra al braccio.
Pare si trattasse di affari d'amore o di gelosia.
Il responsabile si rese latitante. Il Consiglio di X lo condannò alla
confisca di 1000 ducati a beneficio del convento del Santo Sepolcro e lo
colpì con bando capitale: semmai fosse caduto in mani della giustizia
veneziana, sarebbe stato decapitato.
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