Il
20 aprile 1861 Giovanni Bizio spedì da Vienna una raccomandata a suo
padre, Bartolomeo
Bizio, a Venezia.
147 anni dopo abbiamo voluto far ripercorrere per una seconda volta a
quella medesima raccomandata il tragitto Vienna-Venezia.
Giovanni Bizio (1823-1891) soggiornò ripetutamente, per lungo tempo, a
Vienna.
Lì frequentava l'ambiente scientifico che gli permetteva di approfondire,
dopo la laurea in chimica conseguita presso l'Università di Padova, i
propri studi nella chimica analitica. A Vienna studiò con Josef
Redtenbacher (1810-1870), ma fu anche a Monaco di Baviera con Justus von
Liebig (1803-1873) e ad Heidelberg con Robert Wilhelm Bunsen (1811-1899).
Giovanni Bizio (1823-1891)
Come racconta lui stesso, le sue giornate viennesi si svolgevano soprattutto
«...al lavoro il giorno nel laboratorio, e la sera dopo una breve
passeggiata...» si dedicava «...allo studio del tavolo», cioè
allo studio alla scrivania.
Non furono periodi sempre sereni, come quando vennero emanate «...le
nuove disposizioni Sovrane, e con esse lo scioglimento del Ministero della
pubblica istruzione...» che sarebbe stato sostituito da «...una
Commissione aulica di studii.»
Con la conseguenza che nel frattempo nessuno sapeva come comportarsi, se
avrebbe conservato le proprie mansioni, come e quando sarebbe stata
organizzata la prevista Commissione aulica: «In frattanto al Ministero non
c'è che confusione e dissoluzione; si fa nulla; per cui attualmente
possiamo dire non esservi né Ministero, né Commissione.»
Tuttavia gli studi di Giovanni Bizio alla scuola di Vienna poterono
continuare consentendogli di giungere ad importanti scoperte che rivoluzionarono
il modo di fare chimica, soprattutto in Italia, e spazzando via luoghi
comuni consolidati da tempo. Già nel 1855 lamentava che poche erano le
indagini chimiche affidabili, entrando così in polemica con i chimici
dell'Università di Padova.
Quando nel 1863 venne istituito il laboratorio per le analisi chimiche
organiche dell'Ospedale di Venezia, questo venne affidato proprio alla
direzione di Giovanni
Bizio, convinto sostenitore dell'applicazione della spettroscopia
all'analisi chimica, del quale si citavano «le diligentissime analisi
quantitative».
In occasione di una delle sue andate a Vienna, si fece accompagnare anche
dalla famiglia ed in questo modo racconta l'intero suo viaggio da Venezia a
quella città:
«Il mare tranquillissimo ci rese amenissima la gita sino a Trieste
[erano partiti da Venezia con il vapore - N.d.R.]. Giunti colà non
trovandoci menomamente stanchi, partimmo la sera stessa alle 11 per Graz,
dove si arrivava il dì appresso (Sabato) alle 10 del mattino.
Bartolino dormì tutta la notte [...]. Io non chiusi occhi, giacché vedeva la
necessità di sorvegliare Bartolino, che non cadesse dalla panca dove stava
a dormire.
A Graz andammo tutti a letto alle sei della sera, e rifocillate in tal
maniera le forze, ci trovammo in caso di continuare la mattina appresso
(Domenica) il nostro viaggio sino a Vienna.
Siamo dunque partiti da Graz alle 10 della mattina, con un vento freddissimo
e violentissimo che si era levato; ma chiusi nel vagone non si provava alcun
incomodo.
Nelle montagne circostanti si vedeva già caduta la neve, e quando fummo
ancora abbastanza lungi dal Semmering arrivammo a vederla anche nella via
stessa che noi percorrevamo; vi era lungo tutto il Semmering, e poco oltre di
esso non avemmo più il piacere che di vederla da lungi.
Arrivati a Vienna alle 5 pomeridiane incirca trovai che la temperatura erasi
di molto abbassata in questi pochi dì, giacché il freddo è realmente
invernale; ed infatti mi fu detto che jer l'altro mattina nevicò anche in
Vienna...».
Del periodo viennese Giovanni Bizio ci lascia ampi carteggi, soprattutto la
corrispondenza con suo padre Bartolomeo
e con Giacinto Namias (1810-1874), Segretario dell'Imperiale Regio Istituto di Scienze,
Lettere ed Arti di Venezia e tredicesimo Presidente dell'Ateneo Veneto, ai quali inviava studi, relazioni scientifiche e
notizie sul progredire delle proprie ricerche.
Questo spiega anche la presenza di buste raccomandate di formato superiore
all'ordinario, con affrancature per coprire tariffe di secondo o di terzo
porto, ed anche maggiori: erano le buste usate per inviare fascicoli e
relazioni.
Il
verso della busta con 10 kreuzer per diritto di raccomandazione.
Tra quelle presenti nell'archivio di famiglia abbiamo preso questa in modo
casuale.
Si tratta di una busta raccomandata da Vienna a Venezia, affrancata al recto
per 30 kreuzer (tre esemplari del 10 kreuzer bruno mattone dell'emissione del 1860/61) per
coprire un peso tra uno e due lotti viennesi (da 17,5 a 35 grammi: secondo
porto) ed al verso con una coppia del 5 kreuzer rosso (della stessa
emissione) per ottenere i 10 kreuzer di diritto di raccomandazione.
Raccomandata
di secondo porto (fino a grammi 35) da Vienna (10 aprile 1861) a
Venezia (12 aprile 1861) affrancata al recto per 30 kreuzer per
il porto ed al verso con 10 kreuzer per diritto di
raccomandazione.
Tutti i francobolli sono annullati dal timbro a un cerchio con data e anno
«RECOMMANDIRT WIEN/10/4/1861» apposto in rosso.
Sul recto è impresso anche il timbro accessorio in cartella «RECOM»,
abbreviazione di "Recommandirt", cioè "Raccomandata".
La lettera giunse a Venezia dopo due giorni, come attestato dal timbro tondo
del 12 aprile «VENEZIA/12/4» impresso in nero all'arrivo.
La
facciata classicheggiante delle poste centrali di Vienna.
Non è difficile immaginare quale potesse essere stato l'ufficio postale di
Vienna dal quale partì questa raccomandata.
Infatti oggi, nella zona compresa Fleischmarkt, Postgasse e
Dominikanerbastei, ci sono gli edifici storici dell'Hauptpostamt-Wien 1,
ovvero
delle poste centrali di Vienna e dell'amministrazione postale austriaca.
Qui esisteva un antico convento domenicano, fondato addirittura nel 1305 e
più volte rifatto.
Alla fine del XVIII secolo il convento venne chiuso e trasformato in un
edificio dalla facciata classicheggiante che dal 1820 ospita gli uffici
delle poste.
Un fregio sul timpano della parte superiore della facciata racchiude due figure
simboliche alate che sorreggono lo stemma dell'impero austriaco, lo stesso che
compare sui primi
francobolli d'Austria emessi il 1° giugno 1850.
Lo
stemma imperiale sorretto da due figure allegoriche alate nel
timpano della facciata dell'edificio delle poste centrali di
Vienna.
Lo spazio per il pubblico dell'ufficio postale di Vienna 1 è moderno,
funzionale, ben arredato.
Forse troppo moderno per far partire da qui la nostra raccomandata di 147
anni fa, anche se probabilmente il luogo da cui partì è il medesimo, o
molto vicino a questo.
Tuttavia, prima di entrare nel
salone sul quale si affacciano gli sportelli e le vetrine dei vari
servizi, c'è un vestibolo nel quale è stato ricostruito, con oggetti ed
arredamenti originali d'epoca, un K.K.
Post und Telegraphenamt (Imperiale e Regio Ufficio delle Poste e dei
Telegrafi) come doveva presentarsi tra la fine dell'Ottocento ed i primi
anni del Novecento, in un'epoca assai più vicina a quella della nostra
lettera raccomandata.
Ecco quindi che ci possiamo avvicinare allo sportello per simbolicamente
affidare alle Imperiali e Regie Poste Absburgiche quella raccomandata che
già avevano spedito quasi un secolo e mezzo prima.
La
simbolica riconsegna della raccomandata del 1861 all'Imperiale
e Regio Ufficio delle Poste e dei Telegrafi di Vienna 1.
Forse
è stato l'impiegato postale a riscrivere l'indirizzo del mittente con
una grafia più leggibile.
Ma il nostro gioco non finisce
qua.
Giovanni Bizio aveva scritto il proprio indirizzo viennese al verso della
busta, in qualità di mittente.
Il mittente è indicato due volte: una prima volta, di pugno di Giovanni
Bizio, si legge (probabilmente) «G. Bizio. Alte Windnn Hauptstraße
[?] N: 459».
Il
mittente scritto di pugno da Giovanni Bizio: forse non era
scritto correttamente.
Forse l'indirizzo del mittente non era indicato correttamente, o forse
risultava poco decifrabile come lo è anche per noi adesso; così qualcuno
(forse lo stesso impiegato della posta che accettava la raccomandata) lo
riscrisse sotto più chiaramente: «Bizio. Alte Wieden Hauptstraße N:
459».
Eccoci dunque alla ricerca di questo vecchio indirizzo nella Vienna di
oggi.
Naturalmente non ci facciamo molte illusioni: il numero civico
"459" ci sembra un numero troppo alto per le strade di Vienna.
Inoltre chissà quanti cambiamenti ci saranno stati nelle strade e negli
edifici viennesi in un secolo e mezzo, soprattutto a seguito dei
bombardamenti patiti durante la Seconda Guerra Mondiale.
La nostra piccola ricerca tuttavia ci consente di appurare che, tra le Hauptstraße
esistenti oggi a Vienna, ne esiste una che ha delle caratteristiche molto
simili, almeno osservando una normale mappa turistica della città:
si tratterebbe della Wiedner Haupstraße.
Questa lunga arteria si sviluppa in direzione sud-est e congiunge Vienna a
Baden, rinomata località termale del Wienerwald, nota fin dai tempi dei
Romani con il nome di Aquae Pannonicae; le sue sorgenti di acque
sulfuree erano gradite ai membri della corte absburgica che vi costruì la
Kaiserhaus, come residenza estiva, che venne utilizzata
dall'Imperatore Francesco I tra il 1813 ed il 1834 e poi da Carlo I negli
anni 1916-18.
Il
portone al numero 59 di Wiedner Hauptstraße.
Lontana solo una trentina di chilometri da Vienna, Baden è stata una tipica
meta di escursioni per i viennesi che possono arrivarci in poco più di
un'ora per mezzo della linea tranviaria Vienna-Baden che percorre appunto la
Wiedner Hauptstraße.
Prendiamo anche noi il tram numero 62 fino a dove termina la Wiedner
Hauptstraße, in Matzleinsdorfer Platz.
Come temevamo, i numeri civici non arrivano al "459", i più alti
che vediamo sfiorano il "160".
Uno
degli ultimi numeri civici della Wiedner Hauptstraße, ben
lontano dal "459".
Mentre stiamo meditando sui possibili mutamenti delle vie della città, ci
viene un'idea: forse il numero civico corretto non era "459", ma
semplicemente "59" ed il numero "4" anteposto stava ad
indicare il Bezirke (distretto urbano) in cui Vienna è, ed era,
divisa.
Ma anche questa ipotesi sembra naufragare: infatti il Bezirke
(distretto) nel quale ci troviamo è il quinto, come possiamo facilmente
rilevare anche dalle targhe stradali, dove è sempre indicato prima del nome
della strada.
Potrebbe esistere un'altra possibilità, sempre che non ci siano stati
mutamenti sostanziali nella numerazione civica: la Wiedner Hauptstraße è
una via molto lunga. Qui siamo alla sua fine. Potrebbe essere una strada che
attraversa due distretti, il quarto ed il quinto.
Per verificare questa ipotesi non ci resta che tornare sul tram, quello che
la percorre nella direzione opposta a quella dalla quale siamo venuti.
La
Wiedner Hauptstraße nel quarto Bezirke di Wieden. Il
"4" anteposto al nome della strada indica in quale
distretto urbano ci troviamo.
Vediamo i numeri civici scendere di isolato in isolato. Arrivati ad un certo
punto, scendiamo; al primo incrocio vediamo la targa stradale: «4. Wiedner
Hauptstraße»!
Allora è proprio così: la strada inizia nel quarto distretto (quello di
Wieden) e termina nel quinto distretto (Margareten) dove eravamo prima.
Anche i numeri civici sono compatibili: non dobbiamo cercare il numero
"459", bensì il numero "59" di Wiedner Hauptstraße nel
Bezirke 4 - Wieden.
Percorriamo qualche centinaio di metri e ci troviamo di fronte al portone
del civico numero 59 di un vecchio grande palazzo evidentemente rimaneggiato
nel tempo: è questo il portone dell'indirizzo che, 147 anni fa, Giovanni
Bizio aveva indicato come mittente sulla busta.
Il numero
civico "59" di Wiedner Hauptstraße nel Bezirke 4 -
Wieden. Corrisponde al numero 459 indicato sulla raccomandata:
va letto come Bezirke 4 seguito dal civico 59.
Il
grande palazzo al numero 59 di Wiedner Hauptstraße. Qui risiedeva a
Vienna Giovanni Bizio quando spedì la raccomandata.
Finalmente
la raccomandata giunge a Venezia, a San Trovaso nel sestiere di
Dorsoduro, alla farmacia "Alla fede".
Trovate le origini della raccomandata, per chiudere il cerchio del nostro
gioco bisogna tornare a Venezia.
Così facendo la nostra lettera compie per la seconda volta nella sua
vita, quasi un secolo e mezzo dopo la prima, il viaggio
Vienna-Venezia.
L'indirizzo
del destinatario a Venezia.
L'indirizzo sulla busta non lascia molti dubbi: «Al Chiarissimo Sig.or
Prof.re Dott. B. Bizio Membro effettivo dell'Istituto delle scienze ecc.
S. Trovaso Venezia».
Dunque la raccomandata era diretta a Venezia alla farmacia "Alla
fede" di Bartolomeo Bizio a San Trovaso, sulla fondamenta dell'omonimo
rio, dove sul lato opposto, un centinaio di metri più avanti, c'è anche
il famoso "squero".
(L'annotazione sotto l'indirizzo «Da essere prontamente consegnata
all'illustre Sig. Secretario Dott. Namias» venne scritta da
Bartolomeo Bizio probabilmente per trasmettere all'Imperiale e Regio Istituto
di Scienze,
Lettere ed Arti qualche foglio inviato dal figlio Giovanni per Giacinto
Namias, all'epoca segretario dell'Istituto).
A Venezia, a San Trovaso nel sestiere di Dorsoduro, davanti alla farmaca
"Alla fede", che esiste tuttora, la nostra raccomandata giunge così a destinazione
per la seconda volta.