E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
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Questa
falsificazione venne prodotta con ogni probabilità tra il 1999 ed il
2001, nel periodo di traghettamento dell'Italia nell'Euro, quando tutti i
francobolli vennero emessi con l'indicazione del facciale in Lire e del
controvalore in Euro. |
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Donna
nell'arte Lire 800/€ 0,41.
Sassone n. 2396
Unificato n. 2432
Cei n. 2417
Bolaffi (numerazione 1956) n. 2381
Bolaffi (numerazione 1986) n. 2451
Bolaffi (numerazione 2002) n. 2524
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Falso.
Sassone n. --
Unificato n. --
Cei n. --
Bolaffi (numerazione 1956) n. --
Bolaffi (numerazione 1986) n. --
Bolaffi (numerazione 2002) n. --
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L'imitazione per frodare la posta del francobollo da 800 lire (con
il controvalore espresso anche in Euro) della serie ordinaria "La donna nell'arte" è decisamente mal riuscita, anche solo
guardando l'immagine ingrandita qui sopra riprodotta.
Quando fece la sua comparsa, presumibilmente tra il 1999 ed il 2001, poteva
benissimo sfuggire agli addetti postali che vedevano sfilare sotto i loro
occhi milioni di pezzi di corrispondenza ed in questo modo, nonostante la
brutta imitazione, riusciva ad ottenere lo scopo, cioè ingannarli per
frodare la posta.
Inoltre non si deve dimenticare che gran parte della lavorazione e dello
smistamento della corrispondenza era ormai automatizzata ed il contatto,
anche visivo, tra l'uomo ed il pezzo postale era ridotto al minimo.
Questo francobollo venne emesso il 28 gennaio 1999 in forza del Decreto
Ministeriale 6 maggio 1999, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 139 del
16 giugno dello stesso anno, che stabiliva, nell'ambito del processo di
integrazione delle due monete, la Lira e l'Euro, che «...ferme restando
tutte le altre caratteristiche...» il francobollo da 800 lire della
serie ordinaria "La donna nell'arte" stampato dopo il 1° gennaio
1999 dovesse recare l'indicazione del controvalore in Euro, precisamente €
0,41.
A quel tempo il valore da 800 lire era tra i più diffusi servendo per
assolvere la tariffa di primo porto di una lettera ordinaria per l'interno e
per numerosi altri paesi europei e, dal 15 febbraio 2000, per il resto
dell'Europa ed il bacino del Mediterraneo.
Il francobollo originale era stato stampato in calcografia, un metodo di
stampa che seppure impiegato in rotativa con le Goebel 300, consentiva
comunque di ottenere i fini tratteggi incisi da Francesco Tulli.
Cosa che non è riscontrabile nell'imitazione dove l'immagine principale
della vignetta risulta poco nitida e sfumata. |
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Nell'originale
sono ben riconoscibili i tratteggi che compongono l'immagine calcografica. |
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Nell'imitazione
sparisce ogni segno di tratto inciso e l'immagine risulta meno
nitida, come sfumata. |
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Anche
osservando l'angolo superiore destro della vignetta, si vede una notevole
differenza sul tratteggio del fondo e sui cappelli della "Donna con
liocorno" del Raffaello: l'uno e gli altri sono perfettamente
distinguibili nel francobollo originale (si possono addirittura contare i
cappelli della dama!) mentre nell'imitazione l'immagine risulta impastata. |
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Francobollo
originale: il fondo è composto da fini linee parallele che si intersecano
ed i cappelli sono incisi "uno per uno". |
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Nell'imitazione
non è più distinguibile sullo sfondo il tratteggio di linee che si
intersecano; i cappelli appaiono come una massa uniforme. |
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Il rilievo della stampa calcografica, usata per il francobollo originale, è
qualcosa di fisico, percettibile sotto i polpastrelli: illuminando la
superficie stampata con una luce radente, l'inchiostro depositato sulla
carta con il procedimento calcografico è talmente in rilievo che proietta
la propria ombra. Cosa che non avviene nell'imitazione.
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Francobollo
originale: a luce radente è evidente lo spessore dell'inchiostro nella
stampa calcografica. |
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Nell'imitazione
la stampa appare piatta e priva di rilievo o spessore. |
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D'altra parte a livello
industriale le macchine rotative in grado di stampare in calcografia non
sono alla portata di tipografie disposte a produrre francobolli falsi per
frodare il servizio postale.
Per l'imitazione si ricorse ad un metodo meno costoso.
La mancanza del retino nella vignetta suggerisce che sia stato fatto
ricorso ad una stampa al tratto. |
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Francobollo
originale: particolare dello sfondo nell'angolo superiore destro. Il
tratteggio calcografico è preciso e la luce radente mette in evidenza il
rilievo dell'inchiostro ben ancorato alla superficie della carta. |
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Imitazione del francobollo:
particolare dello sfondo nell'angolo superiore destro. Osservare la mancanza di
riconoscibilità di un eventuale retino dovuta ad assenza di nitidezza. |
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Imitazione del francobollo:
la parte finale della parola «I.P.Z.S.» facente parte delle
minuscole scritte "in ditta" alla base della vignetta.
Osservare la totale mancanza di retinatura. |
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C'è anche notare che gli
inchiostri usati, in particolare il grigio ed il marrone, sono poco
coprenti ed eccessivamente trasparenti. Questo fatto porterebbe ad
escludere che si sia fatto ricorso ad una stampa elettrofotografica che
invece risulta molto coprente, tanto è vero che con questa tecnica è
difficile la riproduzione di tinte chiare o chiarissime.
Con la stampa elettrofotografica sarebbe quindi impossibile ottenere un
colore così poco coprente. |
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Particolare
ingrandito dello sfondo della vignetta nell'area superiore destra
dell'imitazione. Oltre alla mancanza del retino si nota la trasparenza dell'inchiostro marrone che risulta
inoltre poco ancorato alle fibre superficiali della carta. |
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I colori usati non differiscono molto da quelli originali: infatti nelle
numerose tirature che ebbe questo francobollo troviamo anche questo stesso
tono di marrone.
Si segnala un curioso errore che venne commesso dai falsari: mentre nella
vignetta originale le scritte sulla parte bassa («ITALIA», «€
0,41», «800», «I.P.Z.S. - ROMA» e «F. TULLI»)
sono tutte stampate con il colore nero, nell'imitazione le scritte
"in ditta" («I.P.Z.S. - ROMA» e «F. TULLI»)
risultano stampate con il colore grigio adoperato per l'ornato di tralci,
foglie e spighe di sinistra.
Un'altra curiosità che riguarda la stampa è relativa al raddoppio di
certe linee nei due colori: alcuni tratti dell'ornato vegetale stampati in
grigio sono stampati anche in marrone. Inoltre il valore espresso in Euro
ed il simbolo stesso dell'Euro («€ 0,41») sono stampati con due
colori sovrapposti, il marrone ed il nero. |
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Nell'imitazione
ci sono, in alcuni punti, le linee marginali dell'ornato
raddoppiate, stampate sia in grigio che in marrone. |
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Nell'imitazione
l'indicazione del valore espressa in Euro («€ 0,41») è stampata
con due colori: il marrone ed il nero sovrapposti. |
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La
pseudo-filigrana stampata sull'imitazione osservata alla lampada di
Wood. |
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L'imitazione
venne stampata su carta di
modesta qualità, di spessore analogo a quella originale, in fogli
completi degli ornati e delle scritte marginali sulla cimosa. L'ornato
sulla cimosa, che nei fogli di francobolli originali risulta stampato in
grigio con una retinatura, nelle imitazioni risulta stampato senza retino
con l'impiego del colore nero. Anche le scritte sui bordi non risultano
retinate, come invece si può riscontrare negli originali.
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Le
imitazioni vennero stampate in fogli completi degli ornati e
delle scritte sui bordi. |
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A causa
della colla piuttosto abbondante, l'imitazione risulta di uno o due
centesimi di millimetro più spessa rispetto ai francobolli originali. La colla si presenta piuttosto lucida e rende la
carta poco flessibile; sulla superficie lucida sono ben distinguibili
numerosi segni orizzontali lasciati probabilmente dai cilindretti di
trascinamento della carta, lunghi come delle strisciate o corti e
ravvicinati come impressi da piccoli rulli zigrinati.
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La
gomma sull'imitazione risulta stesa abbondantemente e si
presenta molto lucida, solcata da numerosi segni orizzontali
dovuti forse al trascinamento dei fogli. |
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La carta,
sollecitata alla lampada di Wood, presenta una debole fluorescenza gialla e,
a differenza di quella impiegata per i francobolli, è priva di filigrana.
Per ovviare alla mancanza di filigrana nell'impasto della carta, venne
stampato un tappeto di stelle ad imitazione, grossolana, della filigrana
stelle, adoperando un inchiostro quasi incolore. Le stelline hanno una
disposizione che ricorda la filigrana stelle del II tipo che non era in
uso per i francobolli (ai quali era destinata quella del IV tipo) , ma veniva impiegata nella produzione delle
marche da bollo.
Questo fa supporre che in origine la carta fosse stata preparata per la
falsificazione di marche da bollo.
Questa pseudo-filigrana è scarsamente visibile alla luce naturale mentre
si può scorgere ad occhio nudo senza difficoltà osservandola sotto la
lampada di Wood.
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L'imitazione
presenta una dentellatura non troppo regolare eseguita con un perforatore a blocco parziale di
scarsa qualità oppure usurato (se non addirittura danneggiato) con passo
14x14; invece l'originale venne perforato a pettine con passo 14¼x13¼.
Questo falso per frodare la posta poté essere usato singolarmente fino a
tutto il 2003, poi dal 1° gennaio 2004 la tariffa per una lettera
ordinaria di primo porto venne portata ad € 0,45.
E' nota della corrispondenza viaggiata regolarmente per posta negli anni
successivi con questa imitazione affiancata da altri francobolli autentici
ad integrazione della tariffa: si tratta di reperti di natura filatelica. |