"Salam", in arabo, e
"Shalom", in ebraico, sono due parole usate per salutare che
hanno la stessa radice comune: "Pace". Ed allora è con questo augurio
che mi rivolgo in arabo agli Israeliani ed in ebraico ai Palestinesi,
affinché entrambi sappiano superare con umiltà le divergenze per
costruire una vera Pace.
Viaggio
effettuato nel giugno 2005
Il testo è
accompagnato da alcune citazioni bibliche riferite ai luoghi visitati,
citazioni scelte da me, senza alcuna pretesa. Sono solo una
piccola traccia di riferimento.
La
piana di Sharon.
Logisticamente il
nostro viaggio può dividersi in due tappe: una a nord di Israele che ha
come centro Nazareth con la Galilea, l'altra nella zona centrale
imperniata su Gerusalemme e la Giudea. In questo modo abbiamo evitato
troppi cambiamenti d'alberghi. Chiaramente sia da Nazareth che da Gerusalemme abbiamo
compiuto le escursioni necessarie per raggiungere i luoghi più
interessanti, compatibilmente con il (poco) tempo che avevamo a
disposizione (sette giorni in tutto). Per raccontare questo viaggio ci
si può attenere a vari criteri: io ho scelto quello cronologico, anche se
non "strettamente" cronologico, in quanto mi sono concesso
qualche lieve variante narrativa. La partenza è stato forse il momento
più traumatico, almeno a casa mia. Con un volo per Francoforte alle 6.15,
al quale era necessario presentarsi due ore prima, la sveglia è stata
scaglionata in famiglia da prima delle 3 in poi. A Francoforte abbiamo poi effettuato
il transito per il volo su Tel Aviv con un minuzioso controllo del
bagaglio. Sulle mie apparecchiature fotografiche è stato fatto anche il
test di verifica delle sostanze esplosive. Ho sempre detto che la mia
Nikon è una bomba!
Bacini
d'acqua per l'irrigazione all'altezza di Cesarea Marittima.
Un
quartiere di Haifa visto dal Monte Carmelo.
Atterriamo al moderno aeroporto
internazionale Ben Gurion quando sono le 15, per effetto del fuso orario.
Espletate le formalità doganali e di immigrazione, raggiungiamo il nostro autobus
che ci attende e ci accompagnerà per tutto il resto del nostro viaggio.
Comincia così il nostro trasferimento verso Nazareth di Galilea,
percorrendo la romana "via Maris".
Gesù "lasciata Nazaret,
venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di
Néftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta
Isaia: il paese di Zàbulon e il paese di Néftali, sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;" (Matteo 4, 13-15)
(Matteo 4, 13-15)
La "via
Maris" è stata una importante arteria di comunicazione che partiva
dall'Egitto, entrava a sud in Israele costeggiando per larghi tratti il
Mediterraneo, percorreva quindi Giudea con Gerusalemme, la Sammaria, la
Galilea, la parte settentrionale del Mare di Galilea, oltrepassava le alture
del Golan ed entrava in Siria fino a Damasco, capolinea di tutte le piste del
deserto e della Mesopotamia.
Per questa via passavano tutti i rifornimenti inviati da Roma e la sicurezza
di questa strada era considerata della massima importanza per i generali
romani.
Il panorama che ci scorre sotto gli occhi da una parte è rivolto
verso il Mediterraneo, dall'altro verso la piana di Sharon che verrà chiusa a
nord ad Haifa con il monte Carmelo.
Non è mai un panorama desertico,
come ci si potrebbe aspettare: è invece ricco di vegetazione e di
coltivazioni. All'altezza di Cesarea Marittima, dove purtroppo non ci
fermiamo per mancanza di tempo, scorgiamo infatti bacini artificiali per l'acqua
che viene impiegata per le colture.
Giungiamo ad Haifa e da qui saliamo
sul monte Carmelo, una catena montuosa lunga circa 25 km., che si estende
dal golfo di Haifa, sul Mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon, in
Palestina. I rilievi sono alti circa 250 metri dalla parte di Haifa,
sfiorano i 600 metri invece verso l'interno.
Il luogo è legato dalla tradizione al profeta Elia (anche il nome arabo
ricorda questo legame "Gebel Mar Elyas"), anche se in realtà la Bibbia pone
Elia in relazione con questo luogo una sola volta.
Qui un santuario, costruito proprio sulla vetta del monte, ricorda il
sacrificio con cui Elia riaffermò il culto legittimo su quello pagano.
All'interno del santuario, l'altare poggia sopra la grotta nella quale si
sarebbe ritirato il profeta; tuttavia gli scavi archeologici hanno
dimostrato che si tratta di un antico luogo di sepoltura.
Il
santuario del monte Carmelo.
"Elia si recò alla cima del
Carmelo; gettandosi a terra, pose la sua faccia tra le ginocchia. Quindi
disse al suo ragazzo: «Vieni qui, guarda verso il mare». Quegli andò,
guardò e disse: «Non c'è nulla!». Elia disse: «Tornaci ancora
per sette volte». La settima volta riferì: «Ecco, una nuvoletta, come una
mano d'uomo, sale dal mare». Elia gli disse: «Và a dire ad Acab: Attacca
i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!». Subito il
cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a
dirotto."
(1 Re 18,42-45)
Su questo monte nella seconda metà del 1100 iniziano un'esperienza
eremitica alcuni devoti occidentali, probabilmente legati alle ultime
crociate del secolo.
Questi "fratelli del Carmelo" vi costruirono una chiesa dedicata
alla Madonna.
Ma se in origine il titolo "Santa Maria del monte Carmelo"
probabilmente non si riferiva ad una immagine speciale, ma era semplicemente
la "Madonna del Vangelo", non si può sottacere una tradizione che
vede nella "nuvoletta" la Vergine Maria che dona al mondo "l'acqua
viva" di Gesù, la vera pioggia.
Elia in questo modo avrebbe profetato la venuta di Maria: dopo il
tempo della siccità vide questa piccola nube che saliva dal mare, che si
tramutò in pioggia ridonando alla terra i frutti. La parola
"nuvoletta" si riferisce alle piccole e minute goccioline di
umidità che si alzano dal mare, gocce del mare, "stilla maris".
Secondo San Luigi di Montfort "Dio Padre ha radunato tutte le acque e
le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria".
Poi qualche copista avrebbe erroneamente letto e trascritto "stilla
maris" sotto la forma "stella maris", che diventerà un altro
attributo della Madonna: "Ave maris stella, Dei Mater alma, atque
semper virgo, felix cœli porta..."
Nazareth
di Galilea.
Giungiamo a Nazareth di Galilea. L'attuale Nazareth è ben diversa dal modesto villaggio che era ai tempi della
Madonna. Accanto a Nazareth negli anni Cinquanta è nata Nazareth Alta
(Nazareth Illit), un insediamento che conta oggi circa 42.000 abitanti, per
rinforzare la presenza ebraica e far da contrappeso ai 57.000 abitanti di
Nazareth, la metà dei quali è cristiana.
Gli scavi archeologici ormai hanno ricostruito perfettamente la Nazareth
evangelica: è stata identificata l'unica sorgente che sgorga dal "Gebel
Es Scic", l'area dell'antico cimitero, l'estensione del villaggio
con le sue case-grotta abitate ancora nel I secolo, i raggruppamenti di casette costruiti sul dorso di uno
sperone che declina, delimitato da valloncelli, verso il sud dove cade
con un piccolo burrone di una dozzina di metri.
"All'udire queste cose, tutti
nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori
della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro
città era situata, per gettarlo giù dal precipizio."
(Luca 4, 28-29)
La
zona archeologica con le casupole dell'antico villaggio di Nazareth.
La
casa-grotta dell'Annunciazione conglobata all'interno della
basilica.
"XE
MAPYA" ossia "Khaire Maria", il saluto che l'angelo
Gabriele rivolse alla Madonna, in un graffito anteriore al 324
d.C.
Il
graffito evidenziato con una elaborazione.
La
chiesa che sorge sul luogo ritenuto quello dove si trovava la casa
di S. Giuseppe.
Nella zona meridionale dell'abitato
una costante ed antichissima devozione locale, confortata anche da alcune
scoperte archeologiche, ha individuato l'abitazione di Maria e quella di
Giuseppe, distanti tra loro poco più i un centinaio di metri (ricordiamoci
che ai tempi evangelici il villaggio era proprio di modeste
dimensioni).
E' logico pensare che i primi cristiani di Nazareth, magari assieme ai
parenti di Maria e Giuseppe, abbiano conservato gelosamente la casa dove la Vergine
ricevette l'annuncio dell'incarnazione
e quella di Giuseppe dove Gesù visse trent'anni.
La casa-grotta dove apparve alla Madonna l'angelo a dare l'annuncio è
venerata fin dall'epoca apostolica, dalla prima comunità cristiana
che l'aveva trasformata in una sinagoga-chiesa.
Nel 356 l'imperatrice Elena vi costruì una piccola chiesa.
I Crociati di Tancredi conglobarono la "Grotta dell'Annunciazione" in una
maestosa basilica a tre navate, più grande della chiesa attuale, che venne
poi distrutta dal sultano Bibars nel 1263.
Furono i Francescani a costruire nel 1730 una quarta chiesa sulle rovine
di quella medioevale.
Questa chiesa francescana venne sostituita nel 1969
dall'attuale santuario, una moderna costruzione, opera dell'architetto G.
Muzio, che si sviluppa su due
piani: al piano terra la parte più "intima", incentrata sulla "Grotta
dell'Annunciazione", che conserva numerosi reperti delle costruzioni
precedenti con al centro una vera e propria area archeologica.
Al piano superiore
la vasta sala è dominata da un'enorme cupola, ricca di significati
simbolici, a partire dalla sua forma, a fiore rovesciato, in omaggio al nome
arabo di Nazareth ("en-Nasirat") che significa "la fiorita".
"...l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,
chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di
Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei,
disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te»".
(Luca 1, 26-28)
La basilica superiore è decorata con
mosaici in tema mariano provenienti da tutto il mondo: non tutti proprio
felici.
Splendido quello giapponese.
Presenti anche quelli di A. Baruzzi e Salvatore Fiume.
Dalla sala superiore, attraverso un'ampia apertura, si può rimirare in basso
la grotta di Maria custodita nella chiesa inferiore.
Importanti sono i reperti archeologici trovati e custoditi nel vicino Museo
Francescano che testimoniano come questo luogo sia stato oggetto di culto
già nel II secolo.
Il più antico graffito lasciato probabilmente da un
pellegrino che riporta il nome della Vergine risale ad una data anteriore al
324.
E' il famoso «XE MAPYA», "Khaire Maria", cioè Ave o Maria,
il saluto che l'angelo Gabriele rivolse alla Madonna..
Sono riuscito a fotografarlo.
Ad un centinaio di metri c'era la casa di Giuseppe, dove Gesù è vissuto
fino a trent'anni in famiglia, un luogo che è sempre stato molto venerato.
"Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo
del Signore e prese con sé la sua sposa..."
(Matteo 1, 24)
Giuseppe "...avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della
Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret,
perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti «Sarà chiamato
Nazareno»."
(Matteo 2, 22-23)
"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del
Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino
cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra
di lui."
(Matteo 2, 22-23)
"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del
Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino
cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra
di lui."
(Matteo 2, 22-23)
"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del
Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino
cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra
di lui."
(Luca 2, 39-40)
Gli scavi effettuati hanno portato alla luce una parte dell'abitato del I secolo
ed una vasca battesimale dell'epoca giudeo-cristiana.
La vasca è ricca di
simboli cristiani: sette scalini per scendervi (quanti sono i doni dello
Spirito Santo), il fondo in mosaico diviso in sei riquadri (i cori degli
angeli), la pietra incastonata nel pavimento rappresenta Cristo (la pietra
angolare) ed una canaletta che prosegue lungo una delle pareti ricorda
il fiume Giordano in cui Gesù venne battezzato.
Anche questa casa venne trasformata in sinagoga-chiesa dai giudeo cristiani,
poi vi venne costruita nel VI secolo una chiesa bizantina e nel XII-XIII secolo
una chiesa crociata. La chiesa attuale è del 1914.
La chiesa greco-ortodossa dedicata a S. Gabriele che conserva all'interno la
sorgente di Maria.
La sorgente di Maria all'interno della chiesa di S.
Gabriele.
L'unica fonte alla quale tutti gli abitanti del villaggio di Nazareth
attingevano l'acqua è chiamata in arabo "Ain Sitti Maryam".
Attingere l'acqua alla sorgente era un compito domestico che spettava alle
donne ed ai bambini. E' quindi logico pensare che anche Maria venisse in questo
luogo a prender l'acqua, magari accompagnata da Gesù bambino.
Esiste una tradizione che vuole che Maria abbia ricevuto il primo annuncio
dall'angelo Gabriele mentre attingeva l'acqua al pozzo, suffragata da uno
scritto apocrifo, il Protovangelo di Giacomo.
"Un giorno Maria prese la brocca ed uscì ad attingere acqua; ed ecco
una voce che diceva: «Ave, o piena di grazia! Il Signore è con te,
benedetta tu fra le donne». Ella si guardò intorno, a destra e a sinistra,
di dove mai venisse quella voce. E fattasi tutta tremante, tornò a casa,
posò la brocca, e presa la porpora si mise a sedere sul suo sgabello e là
filava.
Ed ecco un angelo del Signore si presentò davanti a lei..."
(Protovangelo di Giacomo XI,
1-2)
Sul luogo della fonte venne edificata
una chiesa dedicata all'arcangelo Gabriele. L'attuale chiesa greco-ortodossa
risale al XIX secolo e congloba all'interno l'antica e unica sorgente
d'acqua della
Nazareth evangelica. Da Nazareth ci mettiamo in movimento per raggiungere il lago di Tiberiade,
non senza fare prima due soste a Cana di Galilea e sul fiume Giordano.
In
realtà di Cana ne esistono due, a pochi chilometri di distanza l'una
dall'altra.
C'è quella in cui da sempre la tradizione ha ambientato il miracolo dell'acqua
cambiata in vino ("Kafr Kanna"): abbiamo dei resti di costruzioni di culto che
risalgono al IV secolo, sui quali i Crociati hanno posto nuove costruzioni.
Qui nel 1881 i Francescani hanno edificato l'attuale chiesa che ricorda
quando Gesù mutò
l'acqua in vino alla festa di nozze.
Abbiamo poi una seconda Cana ("Khirbet Kanna") sulla quale
alcuni archeologi avanzano la possibilità che possa essere il villaggio
visitato da Gesù.
Il
fiume Giordano.
Tuttavia, nonostante gli studi siano ancora in corso,
manca al momento una documentazione archeologica convincente.
A Cana avviene anche l'incontro di Gesù con un funzionario regio che aveva
il figlio ammalato.
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di
Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù, con i suoi discepoli."
(Giovanni 2, 1-2)
"Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua
in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato..."
(Giovanni 4, 46)
Raggiungiamo quindi il fiume Giordano. Non si tratta di
quel tratto di fiume in cui la tradizione colloca alcuni avvenimenti
importanti: l'entrata degli Israeliti nella Terra Promessa, il passaggio dei
profeti Elia ed Eliseo ed il battesimo di Gesù.
L'imbarco
sulla barca che ci farà fare la navigazione sul lago di
Tiberiade.
Il
lago di Tiberiade si trova a 212 metri sotto il livello del mare.
Quell'antico guado si trova
attualmente in un'area militare interdetta al visitatore. Ma pur sempre si
tratta di quelle acque che hanno visto Gesù incontrare Giovanni il
Battista.
"In quel tempo Gesù dalla
Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui."
(Matteo
3, 13)
Noi dobbiamo accontentarci di
avvicinarci al Giordano in prossimità del lago di Tiberiade, laddove il
fiume ne è l'emissario.
Il lago di Tiberiade non ha un
unico nome: una suggestiva tradizione locale fa derivare il suo antico nome
biblico "Yam Kinneret" da "kinnor" che in
ebraico significa arpa, cetra, alludendo alla sua forma.
Dal II secolo a. C.
venne chiamato "mare di Genesaret", con riferimento al nome
della pianura che lo costeggia a nord-ovest, poi "mare di
Galilea" ed infine "lago di Tiberiade" dalla
città più grande che sorge sulle sue rive.
Si trova a circa 212 metri sotto il livello del mare, è lungo 21 km., largo
12 con una profondità media di 48 metri.
Il Giordano è il suo fiume principale, sia immissario che emissario.
Sulle sponde di questo lago si svolse gran parte della vita pubblica di
Gesù.
"Passando lungo il mare della
Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone mentre gettavano le reti
in mare; erano infatti pescatori."
(Marco 1, 16)
"Quel giorno Gesù
uscì di casa e si sedette in riva al mare."
(Matteo 13, 1)
"Un
giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la
folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due
barche ormeggiate alla sponda."
(Luca 5, 1-2) Ricordiamoci che la parola
ebraica "Yam" indica una grande quantità d'acqua: essa quindi si
riferisce tanto ad un lago, quanto al mare.
Raggiungiamo Tiberiade, la principale città che si affaccia sul lago, per
imbarcarci e compiere anche noi la traversata verso la sponda settentrionale,
dove ci sono alcuni luoghi legati indissolubilmente alla vita ed ai segni di
Gesù.