Credo che José, Paolo e Valerio abbiano tutti ragione a modo proprio.
Ma va capito che i cataloghi sono presi tra due fuochi: introdurre sempre nuove tinte ed ampliarsi a dismisura, tradendo la loro vocazione di non eccessiva specializzazione oppure rincorrere le nuove scoperte, mettendo in difficoltà periti e collezionisti.
E' pacifico che le classifiche del Sassone, che siano della IVa o della prima emissione del LV hanno quasi sempre a corredo circa tre sotto tinte ed andrebbe delegato a testi specialistici il loro elenco.
Lo si potrebbe dire delle 10 varianti individuate dal Rattone degli smeraldi, ridotti a 4 dal Sassone.
Diverso il problema quando si scopre una tinta nuova, non elencata nei vecchi testi.
Se la famiglia della variante su busta del 5 centesimi è lo smeraldo si porrebbe il problema, per una tinta molto rara, di creare una voce nuova nel catalogo. Ora poi dove crearla? Con gli smeraldi del 55 per una tinta del 57? Creerebbe confusione.
Oppure una voce in più nelle tinte del 57, allargando troppo lo spettro dei collezionisti non troppo specializzati che a loro volta si lamenterebbero del catalogo che li obbliga ad allargare ulteriormente le loro ricerche.
La situazione attuale è frutto di un compromesso: si passa da tre a quattro sotto tinte comprese sotto il "marchio" generico n°13Ac, anche se tra di loro sono molto diverse. Diciamo che va presa come una convenzione di comodo.
Esiste una situazione simile per il LV dove sotto il nome di n°1e vengono buttate nello stesso calderone molte tinte diverse tra di loro ma accomunate dall'essere di transizione tra le prime tirature e la tinta base e certamente non rispondenti alla saturazione allo stesso modo.
Oppure facciamo un esempio concreto. La seconda tavola del 15 centesimi ha 4 voci nel sassone e 3 nel Ferchenbauer.
Rosso vermiglio, rosso vermiglio chiaro, rosso vermiglio intenso e rosso carminio scuro (quest'ultima molto pregiata). Ferchenbauer non considera il vermiglio chiaro.
Ora esistono almeno altre due tinte non collocabili in questo schema: il rarissimo "lacca" ed il "rosso fiamma" coniato da Vaccari.
Il rosso carminio scuro "accademico":
Il "rosso fiamma":
Il "lacca":
Ora cosa fanno i periti (i pochi che se ne intendono di queste varietà particolari)?
Buttano tutto nel calderone n°4c, pur sapendo che stiamo parlando di tre cose, molto diverse.
Basta precisare sul certificato n°4c rosso fiamma o n°3h (l'equivalente al primo tipo) "lacca".
Il catalogo in questi casi poco può fare. Il lacca è troppo raro per essere elencato (conosco non più di 5 esemplari). Il rosso fiamma la cita soltanto Vaccari, però confondendolo col rosso carminio scuro, generando confusione...


Benjamin