Corrosione da inchiostro: restauro dei documenti

Corrosione da inchiostro: restauro dei documenti

Nella nostra attività di collezionisti filatelici può capitare di trovarci di fronte a documenti antichi che, per diverse cause, hanno subito un deterioramento delle loro condizioni, e talvolta potrebbero rendersi necessarie delicate e difficili operazioni per il loro recupero.

Secondo le generali indicazioni del Museo Postale Britannico, questi sono i passaggi necessari per il restauro e la conservazione di documenti postali di epoche precedenti:
1) Test del pH (alcalino o neutro), fragilità della carta, sua sensibilità all’acqua e a solventi.
2) Pulizia della superficie con “spazzolini e gomme o raschietti” per rimuovere polvere ed altre impurità depositate sulla carta.
3) Rimozione di vecchi supporti cartacei.
4) Deacidificazione del pezzo e dimensioni originarie.
5) Ripararazione e/o rattoppo di aree perse o perdute.
6) “Rifoderatura” della carta se questa è fragile.
7) Rimontaggio del documento in un supporto o tasca non-acida.

In questa breve trattazione esamineremo il caso della corrosione della carta in dipendenza del particolare inchiostro usato per la scrittura, ed i relativi possibili rimedi.

Nell’immagine è mostrata una lettera viaggiata tra Elbing (Elbląg) e Bordeaux nel settembre/ottobre del 1824:

Al di la di evidenti problemi di cattiva conservazione, pieghe e strappi vari dovuti ad altre cause, la carta è vistosamente stata corrosa dall’inchiostro di tipo ferro-gallico utilizzato, come si può notare dai tagli in corrispondenza delle scritte, alcuni dei quali dovuti ad una “pulizia” effettuata per togliere via alcuni pezzetti di carta in fase di sgretolamento.

Per comprendere l’origine di questa corrosione, si deve sapere che l’inchiostro ferro-gallico veniva prodotto con acqua piovana, noci di galla (raccolte sulle querce o importate e comunque ricche di tannino) e olio di trementina a cui ognuno univa qualche ingrediente “accessorio” quale, per esempio, il vino (antiossidante o antigelo). Il tutto veniva bollito fino a raggiungere la viscosità ritenuta idonea, veniva filtrato ed addizionato di vetriolo (solfato di ferro). Quindi veniva lasciato riposare.
L’inchiostro risultante aveva però dei difetti:
a) un pH decisamente acido che tendeva a carbonizzare la carta dove la penna entrava più in profondità, nel caso di inchiostro “giovane”;
b) una spiccata sensibilità all’ossidazione con conseguente perdita di resa (vedi annulli prefilatelici marronastri/oleosi), nel caso di inchiostro “vecchio”;
c) una durata di colorazione nera troppo influenzabile dalla preparazione che, se errata, comportava un rapido viraggio al marrone della scritta.

Per stabilire se la corrosione presente su di un documento è imputabile all’inchiostro utilizzato, dobbiamo dunque ben esaminare il tipo di inchiostro.
Questo può esser ben riconoscibile in alcuni casi, mentre in altri può esser necessario accertare se si tratta di inchiostro ferro-gallico (ad esempio mediante il test descritto al seguente link:

http://www.preservationequipment.com/Store/Products/Conservation-Materials/Other-Materials/Iron-Gall-Ink-Test-Paper

Accertato che lo è, i metodi per prolungare la conservazione ad uno “stato d’essere” accettabile del documento possono essere diversi.
Attualmente i metodi più utilizzati sono:
– Controllo Situazionale
– Decidificazione
– Immersione in acqua bollente
– Splitting
– Fitato di Calcio

Esaminiamo più da vicino questi metodi.

Controllo Situazionale
E’ in realtà un non-trattamento, poiché non si agisce direttamente sull’oggetto ma si cerca di porlo in una situazione (climatica ad esempio) tale da frenare la velocità di corrosione.

Deacidificazione
Questo metodo è utilizzato per inibire il potere corrosivo dell’inchiostro utilizzando sostanze alcaline.
Il metodo di deacidificazione può essere acquoso o non-acquoso.
Gli agenti più utilizzati nel primo metodo sono il bicarbonato di calcio, bicarbonato di magnesio e idrossido di calcio.
Per il secondo, ad esempio, bario idrossido in metanolo e ossido di magnesio (anche se alcuni studi confermano che l’uso del magnesio a lungo andare crea un ingiallimento della carta ed una alterazione cromatica dell’inchiostro).
Esistono in commercio anche deacidificanti spray al magnesio carbonato in alcool che possono risultare utili.
Naturalmente entrambi i metodi hanno pro e contro; i contro più evidenti sono il potere diluente-lavante del sistema acquoso; la penetrazione e la ritenzione del solvente nella carta per il sistema non-acquoso.

Immersione in acqua bollente
Un altro metodo per far fronte all’azione degenerativa dell’inchiostro ferro-gallico è l’immersione in acqua bollente (in realtà 90°C) del documento, precedentemente collocato in buste di poliestere (es. Hollytex), eliminando così gli ioni degeneranti in una percentuale che oscilla dal 50% a quasi il 100%.
Non sono stati evidenziati problemi di decolorazione, ma in alcuni si è notata una maggior flessibilità della carta.

Splitting
Lo splitting, “sfaldamento” in italiano, è una tecnica che esiste da circa 160 anni e che ormai è totalmente meccanizzata.
Di per se è concettualmente semplice, poiché consiste nel dividere il documento in due parti distinte -recto e verso-, posizionarle su un supporto -tipo un sandwich- chimicamente stabile e ricomporre il tutto nuovamente in un unico foglio.
Una immagine presente sul sito dell’American Institute of Conservation ci aiuta a capire meglio come avviene questo procedimento:

A titolo esemplificativo, dal sito dell’Unesco, ecco l’immagine di un manoscritto appena diviso in due parti:

Tra le altre cose, questa tecnica è stata utilizzata da alcuni falsari per comporre (“rifoderare”) francobolli con filigrane più rare.

Fitato di Calcio
E’ una tecnica complessa che necessita di una preparazione ed una esecuzione molto accurate, e che per il momento non è il caso di approfondire in questa sede.

 

Dal Forum di F&F – Ottobre / Dicembre 2007
Contributi di ameis33, eurialo&niso, conzies e francesco luraschi.
Elaborazione e adattamento: Luca Boldrini.

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