E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
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Questa
falsificazione venne eseguita probabilmente a Milano, attorno al 1919: in questa città ne venne effettuato un sequestro nella
primavera di
quell'anno. Tuttavia nella grande incertezza su queste imitazioni, a volte
si confonde questa produzione con quella di Palermo. |
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Leoni
cent. 10.
Sassone n. 82
Unificato n. 82
Cei n. 77
Bolaffi (numerazione 1956) n. 77
Bolaffi (numerazione 1986) n. 135
Bolaffi (numerazione 2002) n. 139
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Falso.
Sassone n. F82b
Unificato n. 82Fb
Cei n. F77b
Bolaffi (numerazione 1956) n. 77FPb
Bolaffi (numerazione 1986) n. 135FPb
Bolaffi Forum n. 139FPb
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Questo francobollo venne emesso nell'ottobre 1906. In realtà il decreto di
emissione n. 148 del 5 aprile 1906 non stabiliva una data di emissione. La
distribuzione alle Direzioni Provinciali delle Poste ebbe inizio verso la
fine di settembre di quell'anno e poco dopo fece la sua apparizione al
pubblico.
Il francobollo da 10 centesimi subì più di una imitazione per frodare la
posta: dopo quella
del 1918, seguì questa del 1919, chiamata "falso di Milano".
Il francobollo originale era stato stampato con il metodo tipografico dalla
matrice originale incisa da Alberto Repettati, ricavata dal disegno eseguito
dal decoratore e miniaturista Nestore Leoni (L'Aquila 1862 - Roma 1940).
Per produrre questa imitazione si fece ricorso alla riproduzione
zincografica della vignetta. Le imitazioni furono stampate in fogli senza le scritte
marginali ai bordi del foglio.
La carta era priva della filigrana corona, di scarsa qualità, di grammatura
molto simile a quella degli originali. La gomma impiegata risulta
discretamente distribuita, in modo piuttosto omogeneo; è lucida di colore
quasi bianco, leggermente avorio.
Fu impiegato un perforatore lineare con passo di circa 11½, quando invece i
francobolli originali erano generalmente perforati a pettine con passo 14.
Come si può notare anche dall'immagine complessiva in alto, la stampa appare a prima
vista discretamente riuscita. Tuttavia i tratteggi sono piuttosto
imprecisi mancando della finezza e del dettaglio dell'originale cosicché i
fregi risultano abbastanza approssimativi. |
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Originale:
la precisione del tratteggio. Notare il motivo decorativo floreale. |
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Falso:
il tratteggio
è grossolano ed impreciso. Le foglie del motivo decorativo sono poco
decifrabili. |
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La stessa imprecisione e grossolanità
dei tratteggi si ritrova anche nel chiaroscuro dei fregi laterali
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Originale:
anche nei fregi laterali il motivo delle foglie è ben disegnato e ombreggiato. |
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Falso:
il chiaroscuro dei fregi laterali è grossolano ed evidente. Le
foglie sono indistinguibili. |
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Andando
a cercare alcuni dettagli che contraddistinguono l'originale
dall'imitazione, nel primo si osserva che la linea che disegna la
nuca del sovrano è netta e pulita. Nel falso invece essa appare
frastagliata, dando l'impressione che il sovrano abbia i cappelli lunghi e
sia spettinato. |
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Originale:
la nuca del sovrano è ben pulita, i cappelli appaiono in ordine e
pettinati. |
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Falso:
la linea della nuca si presenta frastagliata, il sovrano pare abbia
i cappelli lunghi e spettinati. |
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Anche
le scritte sono differenti dagli originali.
In particolare si nota l'approssimazione dei caratteri nella scritta «CENTESIMI». |
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Originale:
particolare della scritta «CENTESIMI»; i caratteri sono nitidi e
ben incisi |
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Falso:
nella scritta «CENTESIMI» soprattutto la «S» è particolarmente
difforme. |
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La lettera peggio riuscita è, come
spesso accade, la «S» di «CENTESIMI», nell'imitazione più
grassa e larga rispetto all'originale.
Inoltre le due curve, superiore ed inferiore, sono notevolmente difformi:
mentre la «S» originale ha la base leggermente più larga della
curva superiore, l'imitazione invece presenta una «S» con la curva
superiore più larga
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Originale:
la lettera «S» di «CENTESIMI» è regolare. |
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Falso:
la lettera «S» di «CENTESIMI» è più grassa e larga. |
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Un'altra
caratteristica è data dalla lettera «T» di «ITALIANE»,
in alto nel cartiglio attorno all'ovale. La lettera è fortemente
asimmetrica ed il piccolo fregio sopra la «T», oltre ad essere
rozzamente imitato, è più lungo: a destra supera il vertice della «A»
(quando nell'originale si ferma all'inizio superiore della lettera) ed a
sinistra supera la «I» in misura maggiore rispetto all'originale. |
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Originale:
le lettere sono ben incise e nitide; la «T» di «ITALIANE» è simmetrica.
Il fregio sopra la «T» è ben delineato. |
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Falso:
la «T» di «ITALIANE» è fortemente asimmetrica. Il fregio
superiore è male abbozzato ed è più largo dell'originale (confrontare
con la «I» e la «A»). |
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Questa imitazione, stampata in
rosso carminio (o rosa carminio carico, secondo alcuni cataloghi), venne
scoperta a Milano nella primavera (forse marzo) del 1919, sebbene la
letteratura filatelica sia in proposito abbastanza contraddittoria, e ne
venne effettuato un sequestro.
Continuò ad essere spacciata ed a circolare destando anche l'interesse
dell'ambiente filatelico. Si conosce infatti una busta che ha del
clamoroso. Fu spedita per espresso da Venezia il 3 novembre 1920 per
Firenze e venne affrancata con addirittura quattro francobolli falsi:
oltre a questo 10 centesimi Leoni falsificato, vennero apposti un
15
centesimi grigio Leoni "falso di Milano" e due francobolli per
espresso da 25
centesimi "falso di Milano".
Sicuramente le poste vennero frodate, sicuramente si trattò di una
costruzione filatelica messa in essere da un collezionista, ma sicuramente
resta probabilmente un "unicum".
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Una
busta eccezionale che, pur essendo evidentemente una costruzione
filatelica, è stata affrancata con quattro imitazioni per frodare la
posta: oltre al 10 centesimi Leoni "falso di Milano", sono
presenti anche un'imitazione del Leoni da 15 centesimi grigio e due falsi
dell'espresso da 25 centesimi. La busta partì come lettera espresso da
Venezia il 3 novembre 1920 per Firenze dove arrivò senza che siano stati
individuati i falsi francobolli. |