Espresso Floreale 25 cent. "falso di Milano"

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E' reato introdurre nei confini dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale, emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.   
  Questa falsificazione venne eseguita probabilmente a Milano nel dicembre 1919, nonostante qualche fonte riporti la notizia che sia stata fatta nel mese di marzo 1920 (non tenendo conto dell'esistenza di esemplari bollati precedentemente).
   
Espresso Floreale cent. 25.
Sassone n. 1
Unificato n. E1
Cei n. 1
Bolaffi (numerazione 1956) n. 1
Bolaffi (numerazione 1986) n. 1
Bolaffi (numerazione 2002) n. 1
Falso.
Sassone n. F1
Unificato n. E1F
Cei n. F1
Bolaffi (numerazione 1956) n. 1FP
Bolaffi (numerazione 1986) n. 1FP
Bolaffi Forum  n. 1FP
   
Una imitazione dell'espresso da 25 centesimi usata a Milano l'8 febbraio 1920.
Il francobollo per espresso da 25 centesimi fu il primo francobollo ad essere emesso in Italia per soddisfare il pagamento della soprattassa prevista per «...gli oggetti da recapitarsi per espresso».
Venne emesso a seguito del Regio Decreto n. 721 del 3 maggio 1903 che all'articolo 1 stabiliva: «Dal 1° giugno 1903 avrà corso nell'interno del Regno uno speciale tipo di francobollo da valere per la sopratassa cui vanno sottoposti a carico dei mittenti, a' sensi dell'art. 50 del testo unico delle leggi postali precitato, gli oggetti da recapitarsi per espresso.»
Il successivo articolo 2 ne precisava le caratteristiche tecniche: «Detto francobollo sarà stampato su fogliettino rettangolare alto mm. 28 e largo mm. 38 di color rosso-scarlatto, portante tra ornamenti vari la Nostra Sovrana Effige, con le leggende "Poste Italiane - espresso - cent. 25"».
Il francobollo per espresso da 25 centesimi venne stampato dall'Officina Carte Valori di Torino tipograficamente su fogli che contenevano quattro gruppi di 50 francobolli ciascuno. La carta recava la consueta filigrana corona e, per le dimensioni dei francobolli, su ogni esemplare erano presenti due coroncine.
La vignetta utilizzava l'effigie del sovrano disegnata da Giuseppe Cellini (Roma 1855-1940) ed utilizzata per i francobolli ordinari della serie detta "Floreale". Venne contornata da un ricco sfondo floreale con cartigli, nastri e foglie in stile liberty; la cornice potrebbe essere opera di Giovanni Carpaneto (1863-1928) che in quello stesso anno (1903) aveva disegnato la nuova serie ordinaria per San Marino, con dei fregi del tutto simili.
Il disegno venne poi inciso, per ricavarne il cliché tipografico, da Alberto Repettati, figlio di quell'Enrico che per anni aveva diretto il reparto incisioni dell'Officina Carte Valori di Torino.
Nonostante la data di emissione fosse stata stabilita per il 1° giugno, come riportato da tutti i cataloghi, il 13 giugno 1903 a Roma Emilio Diena non era riuscito ancora a vederlo. Il francobollo era stato distribuito ed in qualche caso anche messo in vendita (a Napoli, Bologna ed in qualche altra località), ma subito era stato "congelato" per mancanza di istruzioni sul suo impiego. Le istruzioni, dettagliatissime, arrivarono finalmente a fine anno, pubblicate nel "Bullettino postale" sotto il titolo «693 - Nuova istruzione sul servizio delle corrispondenze per espresso» e andarono in vigore dal 1° gennaio 1904.
Questo francobollo da 25 centesimi per espressi subì una falsificazione, eseguita a Milano probabilmente nel dicembre 1919. Alcune fonti indicano che il francobollo sarebbe stato falsificato nel mese di marzo del 1920, ignorando evidentemente l'esistenza di alcune di queste imitazioni annullate prima di questa data, come ad esempio il francobollo sciolto che si mostra qui a fianco con annullo di Milano dell'8 febbraio 1920.
L'imitazione, tutto sommato discretamente riuscita, venne eseguita tipograficamente da cliché zincografico dove era stata riprodotta la vignetta.
Le imitazioni furono stampate su carta priva di filigrana di spessore leggermente superiore a quello degli originale (al tatto la carta delle imitazioni appare più rigida, meno flessibile di quella del francobollo autentico). La gomma impiegata risulta di discreta qualità, distribuita in modo piuttosto omogeneo; è semilucida di colore tendente all'avorio.
Fu impiegato un perforatore lineare con passo di circa 11½, quando invece i francobolli originali erano perforati a pettine con passo 14x14¼.
Come si può notare anche dall'immagine complessiva in alto, soprattutto disponendo a lato dell'immagine del francobollo originale, la stampa dell'imitazione appare a prima vista grossolana, con i tratteggi che mancano della finezza e del dettaglio dell'incisione fatta da Repettati.
Nel volto del sovrano, i peli dei baffi sono approssimativi, dando l'impressione di baffi spettinati e non curati. E' diverso anche il disegno degli occhi e delle pupille che conferiscono a Vittorio Emanuele III uno sguardo un po' stanco (per usare un eufemismo).
   
Originale: la precisione del tratteggio. Sono ben distinguibili i peli dei baffi, quelle che disegnano gli occhi e quelle del volto sono fini.
Falso: il tratteggio è grossolano ed impreciso. I baffi appaiono incolti e gli occhi, mal disegnati, conferiscono un'aria assente. Le linee del volto sono più spesse.
   
Tra i particolari che caratterizzano questa imitazione, tutti conseguenti alla riproduzione zincografica, sono da osservare il colletto e la giubba.
La linea verticale che segna il sormonto del colletto, circa sotto la metà del mento, è finemente disegnata nell'originale mentre nell'imitazione è molto grossa ed evidente.
Tutti i fregi della giubba, sotto il colletto, sono molto confusi; inoltre le stellette sono praticamente indecifrabili.
   
Originale: particolare del colletto e della giubba. Notare la linea verticale sottile a metà del colletto ed i fregi della giubba ben distinguibili.
Falso: particolari del colletto e della giubba. Notare la linea verticale a metà del colletto molto grossa ed evidente ed i fregi e le stellette della giubba indecifrabili.
    
Un altro particolare che rende riconoscibile inequivocabilmente l'imitazione è dato dalle due lettere «A» nella parola «ITALIANE».
Nel francobollo originale il trattino orizzontale della «A» è separato dalle due aste oblique della lettera, nell'imitazione invece tale trattino è unito alle due "gambe" della «A».
E' inutile aggiungere che anche tutte le altre lettere soffrono della generale grossolanità della stampa zincografica.
   
Originale: il trattino orizzontale della lettera «A» di «ITALIANE» è separato dalle due "gambe" oblique della lettera «A».
Falso: il trattino orizzontale della lettera «A» di «ITALIANE» è unito alle due "gambe" oblique della lettera «A».
   
Continuando a cercare i dettagli principali che contraddistinguono l'originale dall'imitazione, conviene soffermarsi sullo stemma.
Nel francobollo originale la croce al centro è contornata da un bordo di differente spessore per dare l'illusione di una prospettiva, quasi di un rilievo. 
Nell'imitazione la linea che segna il bordo della croce è grossa e dello stesso spessore su tutte le braccia della croce.
Il tratteggio dei quattro cantoni attorno alla croce è dato da sette linee nel francobollo originale, da sole cinque linee nell'imitazione.
   
Originale: il bordo delle quattro braccia della croce è di spessore diverso, per dare un senso di profondità; le linee del tratteggio che riempie i quattro cantoni sono sette in ciascun cantone..
Falso: il bordo delle quattro braccia della croce è grosso e sempre dello stesso spessore; le linee del tratteggio che riempie i quattro cantoni attorno alla croce sono cinque in ciascun cantone.
   
Il colore dell'imitazione è il rosso, di una tonalità più viva rispetto all'originale.
Questa falsificazione venne scoperta presto e comunque ebbe poca fortuna, dal momento che fu spacciata quando ormai la soprattassa per il servizio di recapito per espresso era stata raddoppiata (50 centesimi dal 1° marzo 1919).
Naturalmente destò l'interesse dell'ambiente filatelico. Si conosce infatti una busta che ha del clamoroso. Fu spedita per espresso da Venezia il 3 novembre 1920 per Firenze e venne affrancata con addirittura quattro francobolli falsi: oltre a due esemplari di questa imitazione dell'espresso da 25 centesimi, vennero apposti un 10 centesimi Leoni "falso di Milano" ed un 15 centesimi Leoni grigio "falso di Milano" a completare l'affrancatura.
Sicuramente le poste vennero frodate, sicuramente si trattò di una costruzione filatelica messa in essere da un collezionista, ma sicuramente resta probabilmente un "unicum".
   
Frammento con una coppia verticale dell'imitazione del 25 centesimi espresso "falso di Milano" ed un francobollo da 25 centesimi Michetti annullati a Milano "Sezioni Unite" l'8 febbraio 1921.
Una busta eccezionale che, pur essendo evidentemente una costruzione filatelica, è stata affrancata con quattro imitazioni per frodare la posta: oltre a due esemplari di questo espresso da 25 centesimi "falso di Milano", sono presenti altre due imitazioni: quella del Leoni da 15 centesimi "falso di Milano" e  quella del Leoni da 10 centesimi "falso di Milano". La busta partì come lettera espresso da Venezia il 3 novembre 1920 per Firenze dove arrivò senza che siano stati individuati i falsi francobolli.
 
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Pagina aggiornata il 30 settembre 2017.