
Gli successero due nipoti, Cleto e Tino Chini nel 1843, cui si aggiunse un bolognese, Giacomo Muzzi.
Questo diede un notevole sviluppo all’iniziativa, che si estese anche all’interno dell’Egitto, con propri uffici postali.
La cosa era evidentemente molto anomala, ed alla morte di Said Pascià il suo successore, Ismail Pascià, acquistò tutta la struttura della posta privata del Muzzi per la bella somma (siamo nel 1865) di 950mila franchi oro.
Dal 1° gennaio 1866 la posta privata del Muzzi divenne la nuova Posta Egiziana. Il Muzzi fu insignito del titolo di Bey e ne divenne direttore generale, carica che mantenne fino al 1877, anno in cui pare rientrò in Italia.
Il fatto che gli annulli, e poi anche i francobolli egiziani, avessero scritte in italiano trae origine sì da questi antefatti, ma anche dal motivo che una volta nel Levante la lingua italiana fosse molto usata fino alle seconda metà dell’Ottocento.
Andrea Bizio Gradenigo
con i contributi di Mario (pescatorediperle) e Giuseppe Ghetti
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