Servizio postale nell’antica Roma

da Michele Fasolo, La via Egnatia I. Da Apollonia e Dyrrachium ad Herakleia Lynkestidos, Roma, 2003

Il Cursus Publicus [102]

I rapporti continui tra il governo centrale e le periferie dell’impero si svolgevano attraverso un servizio statale che per via terrestre ed, è plausibile, con strutture analoghe, anche via mare [103] assicurava sia la trasmissione di tutte le informazioni e della posta, cursus celer o velox, sia il trasporto di persone e beni d’interesse pubblico [104], cursus tardus o clabularis [105]. Il servizio si svolgeva utilizzando una organizzazione estesa su tutto il territorio dell’impero imperniata su palatia [106], praetoria [107], mansiones [108] e mutationes [109] in grado di fornire un’assistenza capillare lungo i percorsi.

Gli studiosi più recenti sono concordi nell’individuarne l’origine nel vasto piano di strutturazione amministrativa pensata ed avviata da Cesare e realizzata da Augusto già nei primi anni del suo regno. Cesare accenna ad un sistema da lui predisposto attraverso soldati a cavallo, dispositi equites [110], che stanziati ad una certa distanza l’uno dall’altro avevano il compito di far pervenire in tempi rapidi le notizie delle proprie vittorie ma probabilmente qualche struttura esisteva già molto tempo prima [101]. Con Augusto questi corrieri a cavallo divennero più numerosi. Denominati iuvenes avevano, più che il semplice recapito della corrispondenza, il compito più ampio di informare il principe di quanto andava accadendo nelle province. Le vie principali vennero attrezzate attraverso la creazione di stationes, luoghi di sosta e di ricambio di cavallo e di animali da tiro, il cui costo era addossato alle popolazioni locali.

Fonti principali per ricostruire l’istituzione augustea sono un passo di Svetonio [112], l’editto di Sesto Sotidio Strabone Libuscidiano riportato in una epigrafe rinvenuta a Burdur [113], ed una allusione al provvedimento rinvenibile in un passo di Procopio [115].
L’istituzione augustea alla luce di questi documenti pare profilarsi innanzitutto non solamente come un servizio postale ma piuttosto come un vero e proprio servizio di informazioni e di trasmissione delle disposizioni a mezzo di corrieri, ut adnuntiari cognoscique posset, essenziale per garantire la sicurezza dello stato [115].

Secondo l’editto di Sesto Sotidio ad utilizzare il servizio erano viaggiatori per ragioni di stato in possesso di un apposito permesso chiamato diploma [116], una autorizzazione scritta munita del sigillo imperiale [117]. Ad essi, elencati in ordine gerarchico nell’editto [118], le città ed i villaggi avevano l’obbligo di fornire fino ad un massimo di dieci carri ed altrettanti muli (raddoppiabili nel caso fossero stati invece forniti asini). Gli utenti dovevano pagare la prestazione per una tratta definita (che nell’editto non superava comunque i 40 stadi) nella misura di dieci assi per ogni carro e quattro per ogni mulo (o nel caso per due asini). Nessuno poteva usufruire di veicoli gratuiti. Ai privati, specie se mercanti che trasportavano merci per uso privato non doveva essere fornito alcunché. I membri del comitatus, coloro che prestavano servizio nelle province, insieme ai liberti, ai servi dell’imperatore ed agli animali, potevano usufruire dell’alloggio gratuito nella mansio.

In età imperiale la concessione dei permessi per l’utilizzo del servizio, detti in questa fase evectiones [119], si allargò progressivamente ai militari ed alle mogli ed ai figli degli autorizzati, divenendo così uno strumento di complicata e difficile gestione sia in relazione al rilascio che al controllo. Conseguentemente si dilatò anche il numero degli abusi e dei soprusi ai danni delle comunità locali che avevano gravosi obblighi relativi alla conduzione del servizio, tanto che imperatori come Traiano, sotto il quale compare per la prima volta il termine di denominazione del servizio poi affermatosi di cursus publicus, dovettero intervenire per limitare gli abusi. Anche il futuro imperatore Pertinace quando era ancora comandante di una corte fu costretto a continuare il suo viaggio a piedi essendo stato scoperto sprovvisto di permesso [120]. Con Nerva le spese per il funzionamento furono assunte dal fisco imperiale [121]. Con Adriano il cursus publicus divenne una situazione diffusa in tutto l’impero. In età costantiniana i clerici dell’ecclesia catholica [122], parificati a funzionari statali, iniziano, in un quadro di acquisizione crescente di privilegi e di esenzioni [123], ad utilizzare il cursus publicus sia in occasione di eventi quali i concili, i sinodi e le consacrazioni sia per partecipare alle più disparate manifestazioni ufficiali [124]. Anche qui l’ottenimento di evectiones e tractoriae, il vitto durante il viaggio, degenerarono in abusi. A caterve, nota Ammiano Marcellino, i clerici viaggiano con la scusa dei concili a spese dello stato da una parte all’altra dell’impero [125].

Non conosciamo nei dettagli la struttura e l’ordinamento del servizio. All’inizio la direzione fu all’inizio assunta da Augusto che delegò due prefetti del pretorio incaricando anche dei liberti di funzioni ispettive e di controllo. Con Adriano appare la figura del praefectus vehiculorum che vigila sull’andamento complessivo del servizio, le condizioni delle strade e quelle delle stationes.

In questo quadro organizzativo le stazioni postali, mutationes e mansiones, erano essenziali per l’efficienza del servizio. Esse si articolavano in locali destinati all’alloggio, in stalle e in magazzini. Molto spesso erano presenti anche degli impianti termali. La loro gestione era affidata nel periodo tardo repubblicano e durante il principato ai titolari di imprese di trasporto vincitori di aste [126]. Nei primi tre secoli dell’impero a gestire le stationes erano appaltatori mentre dall’età costantiniana il compito è ricoperto da un manceps o praepositus mansionum, in genere un curiale, particolarmente ricco e per questo tenuto ad adempiere obblighi verso la città e lo stato. Tra i compiti del praepositus il reperimento degli animali, la loro custodia e cura e la ricerca in caso di sottrazione, l’obbligo di fornirli ai viaggiatori autorizzati, l’ordine di non farne uscire giornalmente dalla mansio più di cinque, ovvero l’ottava parte della dotazione di ciascuna statio. A recapitare le missive custodite in borse di cuoi erano i tabellarii [127], cui si affiancavano cursores, speculatores, veredarii, corrieri che a cavallo recavano i dispacci più urgenti. Mansioni analoghe disimpegnavano in questo settore dell’amministrazione imperiale i frumentarii e, con Costantino, gli agentes [128], che trasmettevanogli autografi imperiali, e i principes agentium, che svolgevano attività ispettiva e di controllo [129]. Con quest’ultimo imperatore il rispetto delle norme veniva verificato dai curiosi.

Nelle stationes la vita era affidata a responsabili denominati mancipes o curiales o, infine praeposti mansionis che si avvalevano di stationarii [130]. La cura degli animali da trasporto era demandata agli stratores [131] ed ai muliones [132]. Ad accompagnare i viaggiatori da una statio all’altra ed a riportare indietro i veicoli erano poi gli hippocomi [133] tra i soggetti più vessati. Accanto ad essi i conducenti di carri o carpentarii [134] e gli addetti alla cura ed al trasporto dei bagagli, bastagarii [135], e per i compiti più gravosi i catabolenses [136]. Apposite scorte difendevano i viaggiatori dai latrones e grassatores che pullulavano sulle strade.
Due i tipi di viaggio che il servizio consentiva il cursus celer o velox che era fatto utilizzando vetture leggere redhae o il cursus tardus con carri di tipo pesante destinati a trasportare le merci. I privati utilizzavano invece propri corrieri, tabellari e cursores o ricorrevano ai flussi commerciali per inoltrare merci e corrispondenza. Il sistema si configurava come una società di mutua assitenza a scopi postali [137].

(da Michele Fasolo, La via Egnatia I. Da Apollonia e Dyrrachium ad Herakleia Lynkestidos, Roma, 2003)


[102] O. Seek, s.v. “Cursus publicus”, Paulys real-Encyclopädie der Classischen altertumwissenschaft, neue bearbeitung unter mit wirking zahlreicher fachgenossen herausgegeben von Georg Wissowa, IV, Stuttgart, 1894, col. 1846-1851; S. Bellino, s.v. “Cursus publicus”, Diz. Ep., II, 1910, p. 1404-1425; E. J. Holmberg, Zur Geschichte der Cursus publicus, Upsala, 1933; G. Pflaum, “Essai sur le cursus publicus sous le Haut-Empire”, MémAcInscr, XIV, 1940, p.189-390; T. Pekáry, Untersuchungen zu den roemischen Reichsstrassen, Bonn, 1968; L. Quilici, Le strade. Viabilità tra Roma e Lazio, Roma, 1990, p. 92 segg.
[103] Un’iscrizione di Ostia (CIL, XIV, 2045) ricorda tra le cariche ricoperte da un liberto quella di procuratore, incaricato della trasmissione via mare dei dispacci militari. Il testo cita delle naves vagae probabilmente adibite a questo servizio.
[104] Ex causis necessariis
[105] Cod. Theod., VIII, 5, 62; Amm., R.G., XXI, 9, 4.
[106] 106Oltre l’uso connesso agli accampamenti militari originariamente il termine indicava la sede del pretore in provincia (Cic. Verr., 6,28; 7,35). Quindi passò a designare la residenza ordinaria a Roma dell’imperatore, capo dell’esercito. Successivamente si estese a tutte le residenze temporanee dell’imperatore e con un ulteriore ampliamento semantico la residenza stabile di qualsiasi governatore e pertanto la sede dell’ammnistrazione della giustizia. Infine il termine arrivò a designare ville di lusso senza utilità pratica (O. Cuntz, “Imperatoris Antonini Augusti Itineraria Provinciarum et Maritimum”, Itineraria romana, I, Lipsiae, 1929 (ed. ster. Stutgardiae 1990), index, p. 130). G. Uggeri, “Le stazioni postali romane nella terminologia tardoantica”, Mélanges Raymond Chevallier, II, Caesarodunum XXIX (1995), Tours, p.140-144.
[107] 107 Il termine palatium subì in età imperiale una evoluzione semantica che lo portò ad ampliare la designazione iniziale del palazzo di Augusto sul Palatino a tutte le dimore dell’imperatore e della corte sparse nelle varie città dell’impero. Successivamente il termine indicò le stazioni meglio attrezzate dislocate lungo gli itinerari serviti dal cursus publicus (Itinerarium Antonini 278,8). Infine l’uso si generalizzò indicando gendi edifici pubblici e sontuose residenze signorili. G. Uggeri, “Le stazioni postali romane nella terminologia tardoantica”, Mélanges Raymond Chevallier, II, Caesarodunum XXIX (1995), Tours, p.137-140.
[108] Il termine mansio deriva dal verbo manere, fermarsi, ed indica una struttura di servizio del cursus publicus, composta di uomini, animali ed edifici. Spesso a queste strutture si affiancavano attività private. A. Mezzolani, “appunti sulle mansiones in base ai dati archeologici”, Atlante tematico di topografia antica, Tecnica stradale romana, I, 1992, p. 105-113.
[109] 109 Il termine mutatio risulta attestato solamente a partire dal IV sec. d.C. nell’Itinerario Burdigalense e nel Codice Teodosiano. Era una stazione intermedia in cui era possibile effettuare il cambio degli animali e rifocillarsi.
[110] Cic., bell. civ., 3,101; Liv. 27,43.
[111] Solamente grazie a strutture analoghe a quelle di età successiva Catone nel 191 a.C., poté percorrere evidentemente il tragitto da Brindisi a Roma in cinque giorni, con una media di 80 miglia al giorno (circa 120 km). Plut., Cato Maior, 14, 4.
[112] Suet, Aug., 49,3. Secondo Di Paola la notizia di Svetonio non deve essere limitata al capitolo 49 della vita di Augusto ma inquadrata nel più ampio piano difensivo, all’interno del quale si innesta la politica dei trasporti e della viabilità perseguita da Augusto. Quindi i capitoli 30, riparazione delle strade, 32, sicurezza sulle strade, 37, cura viarum e 50, permessi di viaggio, integrano e definiscono meglio la portata delle disposizioni augustee sul cursus vehicularis. L. Di Paola, Viaggi, trasporti e istituzioni. Studi sul cursus publicus, Messina, 1999, p. 30.
[113] S.E.G. 26, 1979, n. 1392; Mitchell, “Requisitioned Transport in the Roman Empire”, JRS, 56 (1966), p. 110 segg..
[114] Prokop., Arc., 30, 2.
[115] RG, 27,2.
[116] Tac., Hist., II, 54; Plin., Ep., X, 45, 64, 120, 121
[117] Suet., Aug., 50.
[118] Risultano elencati il procurator e suo figlio, poi i militantes, senatori, cavalieri, centurioni ciascuno con indicato il numero di carri e di muli che aveva diritto a richiedere.
[119] 119 L’evectio è un titolo personale, non cedibile, che conteneva in genere il nome dell’autorità che l’aveva rilasciato, la data di scadenza, il nome dei viaggiatori, l’itinerario, gli animali, il cui numero era in relazione alla funzione svolta dal viaggiatore, i veicoli, gli accessori, il peso, eventuali annotazioni ed il diritto alla tractoria, ovvero al vitto durante il viaggio. Cod. Theod., VIII, 5, 9, 12, 39, 49, 56.
[120] S.H.A., Capitol., Pert., I, 6.
[121] Vehiculatione Italiae remissa cfr. H. Mattingly, Roman Imperial coinage, II, p.229 § 93
[122] A questi viaggi vanno accostati anche i pellegrinaggi delle sante nobildonne: Aetheria, Itin. Eger. 120, 122, 124,128, 130, 182; Melania, V. Mel., 52
[123] A. Piganiol, L’empire chrètien (325-395), paris, 1972, p. 32 segg.; S. Mazzarino, L’impero romano, 3, Bari, 1976, p. 652 segg..
[124] L. Di Paola, Viaggi, trasporti e istituzioni. Studi sul cursus publicus, Messina, 1999, p. 33-40
[125] Amm., XXI, 16, 18. Giuliano impedì l’uso ai clerici Cod. Theod., XI, 16,10.
[126] CIL, I2 808; VI, 8468-9; Tac., Ann., 3, 31.
[127] Cic., Phil., II, 31; Att., XII, 1; Plin., Ep., X, 64.
[128] Cod. Theod., VI, 27, 1-3.
[129] Cod. Iust., XII, 21, I; A. Giardina, Aspetti della burocrazia nel basso impero, Roma, 1977, p. 64 segg.; A. M. Ramieri, I servizi pubblici, Roma, 1996, p. 100.
[130] Cod. Theod., VIII, 5, 1.br> [131] S.H.A., Spart., Carac., VII, 1
[132] Cod. Theod., VIII, 5, 10
[133] Cod. Theod., VIII, 5, 37
[134] Cod. Theod., VIII, 5, 31
[135] Cod. Theod., VIII, 4, 11
[136] Cass., Var., III, 10; IV, 47.
[137] U. E. Paoli, Vita romana, Milano, 1980, p. 166

Giovanni Piccione 137 Articoli
Creatore, nel 1999, del sito Filatelia e Francobolli. Da subito ha accarezzato l'idea di creare una community di collezionisti filatelici on line e dopo varie piattaforme ed aggiustamenti fonda, nel 2002, il Forum di Filatelia e Francobolli, il primo Forum Filatelico italiano. Nel 2006 nasce, dal Forum, FilateliCa oggi l'unico Congresso Filatelico CULTURALE e non commerciale in Italia.

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