I missi dominici di Carlo Magno

di Antonello Cerruti

Giulio Cesare cita nei suoi Commentari, tra gli usi antichissimi dei Galli, un servizio di corrieri che, situati ad eguale distanza gli uni dagli altri, si trasmettevano, senza interruzione, il messaggio verbale o scritto fino a raggiungere la destinazione fissata.
I romani utilizzarono, per l’organizzazione del cursus in Gallia, alcuni degli usi appresi dalle popolazioni conquistate, riuscendo ad ottenere una grande velocità nella trasmissione delle notizie.
Con le invasioni barbariche il cursus perse la sua organizzazione perfetta.

Ben presto però i capi dei Franchi ravvisarono la necessità di ripristinare la posta, non solo come mezzo indispensabile per il trasporto delle notizie, ma anche come strumento per mantenere saldo il loro potere politico, mediante un rapido propagarsi di informazioni e quindi di ordini e disposizioni.
Il Re Clodoveo I riattivò il servizio dei corrieri a cavallo, con norme molto simili a quelle dei corrieri imperiali di Roma.
Nei capitolari redatti intorno alla fine del VII secolo ed al principio dell’VIII, è fatta menzione delle angàrie, che equivalevano all’insieme delle prestazioni obbligatorie per le poste romane.
Accenni al servizio postale ed all’utilizzazione di carri oltre che di corrieri a cavallo per il trasporto della posta si trovano in un codice di Dagoberto II, re dell’Asturia.
Il riordino delle strade, attuato dai Carolingi negli oltre 230 anni del loro dominio, fu completato da Carlomagno il quale, divenuto imperatore, migliorò il servizio postale con cambi più frequenti ed estendendolo dalla Francia alle strade della Spagna, dell’Italia e della Germania.
Ed il servizio era così rapido ed efficiente che, accampato fra le popolazioni dei Sassoni, appena vinti ma non del tutto pacificati, poteva sorvegliare – ci dice un antico testo, attribuito ad uno sconosciuto storico di nome Enginhard – “… l’Armorica ( territorio comprendente le odierne regioni francesi Normandia e Bretagna) in arme, gli abitatori ribellatisi della regione dei Pirenei, l’Aquitania e la Provenza, cospiranti ai suoi danni con la Baviera, e l’Italia tutta agitata dagli intrighi della corte di Bisanzio….”.
Ed ancora una volta la posta si manifesta come strumento di controllo e di tutela nei confronti di popoli lontani ed anche come gli occhi dell’autorità centrale, attenti e vigili sull’opera dei governatori locali.
Per accrescere l’importanza di questa delicata funzione, l’Imperatore istituì i missi dominici, veri e propri controllori scelti fra i dignitari della corte o della chiesa, con l’incarico di percorrere le province, indagando sulle amministrazioni locali, sia civili che religiose.
Questi inviati portarono sino ai confini del vasto impero le disposizioni del potere imperiale, diffondendone gli ordini, promulgandone i decreti e sorvegliando la puntuale attuazione degli uni e degli altri.
I missi dominici avevano fra i loro compiti anche quello di controllare il funzionamento della posta, benché molto spesso questo non fosse che il pretesto per i loro viaggi continui ed i loro improvvisi arrivi nelle città e nei castelli.
Anche per mezzo degli agenti e dei servi della posta soggetti alla loro autorità, potevano venire a conoscenza diretta dei fatti locali, degli abusi e delle controversie anche minori che servivano poi per poter completare, nei minimi dettagli, i rapporti da fornire all’imperatore per aggiornare il governo sulle condizioni dei paesi più lontani dalla corona.
Un basilare lavoro di “intelligence” che tanti esempi aveva già avuto in passato ma che, aspetto curioso ed inedito, era in questa occasione mascherato sotto le spoglie più o meno dimesse di un “portalettere” medioevale.
I missi dominici sono però passati alla storia – giustamente – come portatori di pace e di giustizia e questo perché la saggezza di Carlomagno, irradiandosi in tutta l’Europa attraverso i loro atti e le loro parole, conferiva onore e grandezza anche all’opera di questi particolarissimi ambasciatori.

Antonello Cerruti

Giovanni Piccione 137 Articoli
Creatore, nel 1999, del sito Filatelia e Francobolli. Da subito ha accarezzato l'idea di creare una community di collezionisti filatelici on line e dopo varie piattaforme ed aggiustamenti fonda, nel 2002, il Forum di Filatelia e Francobolli, il primo Forum Filatelico italiano. Nel 2006 nasce, dal Forum, FilateliCa oggi l'unico Congresso Filatelico CULTURALE e non commerciale in Italia.

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