L’Antica Posta delle Due Sicilie

di Antonello Cerruti

Dopo la caduta dell’Impero romano, le regioni meridionali d’Italia furono dominate dai Longobardi e dagli Arabi, dai Normanni e dagli Svevi, dagli Angioini e dagli Aragonesi.
Durante tutto questo lungo periodo era sopravvissuta la tradizione del cursus romano che, attraverso le grandi strade militari, specialmente la via Appia che da Roma raggiunge Brindisi, aveva in altri tempi collegato Roma con tutti i principali porti dell’Adriatico, dello Jonio e del Tirreno, scali dei contatti marittimi con i paesi iberici, del nord Africa, del Levante e dell’Illiria.

I trasporti ufficiali per terra e per mare erano stati sostituiti parzialmente da vettori occasionali. Le antiche posite ( le stazioni di posta romane ) erano state spesso trasformate in villaggi i cui abitanti, liberati dai vincoli statali di un tempo ormai lontano, avevano attivato – per lucro – dei servizi di carri.
Anche se ovviamente in modo frammentario e limitatamente alle brevi distanze fra le località vicine, questi trasporti erano riusciti ad assicurare una continuità minima ma comunque tale da permettere il viaggio alle persone e l’invio delle mercanzie e delle corrispondenze. Sulle sponde del Mediterraneo vennero mantenuti attivi ed anzi si svilupparono ulteriormente i porti che conservarono la loro funzione di terminali del commercio e degli scambi, anche con l’Oriente. Napoli e Bari costituirono per lungo tempo fiorentissimi empori, sede di magazzini, di banche e di imprese commerciali. Un grandissimo numero di navi di ogni dimensioni provvide agli scambi di ogni genere di beni; a marinai audaci ed esperti i principi ed i marinai, gli ordini religiosi e quelli cavallereschi, le corporazioni ed i rappresentanti diplomatici affidarono informazioni e mercanzie. A seguito della conquista normanna, Ruggero II ricongiunse sotto un’unica salda monarchia le regioni meridionali e l’isola di Sicilia. Fu creata una nuova autorità – il Gran Protonotaro – cui fu attribuito, fra molti altri incarichi, anche quello della sorveglianza della Posta, che aveva riacquistato appieno la sua grande importanza ed il suo carattere di ufficialità. Pur in presenza di tale riorganizzazione istituzionale, continuò la florida attività delle libere imprese dei privati, che pure invocarono la protezione ed il riconoscimento del Sovrano.
Nel 1224 il Re Ferdinando II accordò all’Università di Napoli, contestualmente alla Carta di Fondazione, il diritto di avere i grandi messaggeri, noti come “foenatores” (prestatori) ed i piccoli messaggeri, che erano poi i veri postini dell’Università.
Sull’esempio di questi ultimi nacque, verso la fine del XV secolo, una compagnia di “cavallari”, che riunì tutti gli addetti ai trasporti particolari che si diedero propri Statuti in cui erano fissate le categorie degli agenti, i servizi previsti, gli orari e le tariffe.
Il governo aragonese concesse la propria protezione con il vincolo di poter nominare il capo della compagnia; questi, per l’esercizio del suo mandato, organizzò a Napoli un insieme di locali che possono essere ritenuti il primo caso di ufficio postale. I cavallari erano remunerati in misura piuttosto parsimoniosa, alcuni (detti ordinari) ricevevano salari fissi.
Altri (chiamati straordinari ) erano remunerati solo con compensi proporzionali al loro impiego limitato e saltuario.
Sia gli uni che gli altri erano poi divisi in due categorie, assai differenti fra loro; mentre la prima si limitava alle comunicazioni all’interno del Paese, la seconda provvedeva a quelle destinate fuori dai confini. In alcune città – come a Roma – erano allestiti dei locali destinati all’alloggio ed al riposo dei messaggeri durante la loro permanenza. La dipendenza gerarchica e funzionale da un funzionario nominato dal Sovrano accentuò, con il passare del tempo, il carattere di “Posta dello Stato”, facilitando un pacifico passaggio dall’impresa privata all’esercizio per conto dell’Amministrazione.
Nell’isola di Sicilia i servizi continuarono a svolgersi sotto il decrescente controllo dei Grandi Protonotari, l’ultimo dei quali, don Alfonso Ruiz, restò in carica, ma solo nominalmente, sino al 1568.
Infatti, già dal 30 aprile 1549 il Re di Spagna aveva conferito il titolo di Gran Prefetto delle Poste Siciliane a don Francesco Zappata (o Capata ) che migliorò la qualità del servizio, fra l’altro curando la puntualità delle consegne, estendendo le linee di comunicazione con la Calabria e migliorando il transito nello Stretto, cui destinò due barche con basi a Messina e Catona, piccolo porticciolo sulla costa calabrese. Morto nel 1566 don Francesco, il privilegio passò, per volere di Re Filippo II, al figlio Diego, marito di Vittoria Tasso.

Antonello Cerruti

Giovanni Piccione 137 Articoli
Creatore, nel 1999, del sito Filatelia e Francobolli. Da subito ha accarezzato l'idea di creare una community di collezionisti filatelici on line e dopo varie piattaforme ed aggiustamenti fonda, nel 2002, il Forum di Filatelia e Francobolli, il primo Forum Filatelico italiano. Nel 2006 nasce, dal Forum, FilateliCa oggi l'unico Congresso Filatelico CULTURALE e non commerciale in Italia.

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