Ogni
tanto, quasi ad ondate ricorrenti, viene sollevato il problema dei
venditori di souvenirs presenti in piazza San Marco con le loro bancarelle.
Sembra quasi una novità, ma non è così.
Le
botteghe sotto il campanile sul lato Nord nel Settecento, ma
bancherelle c'erano anche nella piazza (Particolare
di un dipinto di Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto).
Venditori
con i loro banchi, le loro postazioni più o meno stabili, più o meno
provvisorie, in Piazza San Marco ed nella Piazzetta sono sempre stati, da
tempi remoti. Le botteghe più antiche si trovavano inizialmente solo sotto il lato Nord
del campanile, l'unico che era libero da costruzioni: infatti sul lato Est
esisteva una loggia, ancora prima che il Sansovino realizzasse il suo
progetto, a Sud c'erano le case dei Procuratori ed a Ovest era addossato
l'Ospizio Orseolo.
Si tratta della sistemazione che aveva raffigurato Gentile Bellini
(1429-1507) nel suo celebre dipinto della Processione della Croce
realizzato nel 1496 per la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Ai
piedi del campanile di San Marco si notano delle botteghe
coperte di legno ed un riparo sporgente (forse una tenda).
Particolare della "Processione della Croce" di
Gentile Bellini (1429-1507) dipinto nel 1496 per la Scuola
Grande di San Giovanni Evangelista, oggi alle Gallerie
dell'Accademia di Venezia.
Nel dipinto possiamo osservare sotto il lato Nord del campanile (quello
che oggi guarda verso la Torre dell'Orologio che all'epoca del quadro
ancora non esisteva) delle bottegucce di legno riparate da un tetto e
tende.
Passano quasi inosservate e probabilmente sono anche chiuse, ma la cosa è
comprensibile: nel momento della solenne cerimonia che con la processione
attraversava tutta la piazza i bottegai avranno chiuso i battenti.
Per lo stesso motivo saranno scomparsi gli altri venditori che
mettevano in vendita la propria mercanzia su bancherelle più o meno
improvvisate nella piazza e vicino ai pili portabandiera.
A titolo di curiosità, ricordiamo che proprio vicino a questi pili, che
vennero rifatti in bronzo nel 1505 da Alessandro Leopardi (morto nel
1522/23), si mettevano i mercanti di schiavi. Questo avvenne fino al 1576.
Un'altra curiosità, abbastanza nota, riguarda gli osti o venditori di
vino che sin dai primi tempi si mettevano a Nord del campanile per
usufruire della sua ombra e spostavano le damigiane o le botti con il
girare del sole, in modo che il vino restasse fresco. Alcuni vogliono che
da questa usanza prenda il nome la locuzione veneziana "prendere
un'ombra", "bere un'ombra" (di vino).
Attorno al 1536 Jacopo Tatti detto il Sansovino (1486-1570) maturò
l'idea di un riordino complessivo della scenografia architettonica di
Piazza San Marco.
Uno dei capisaldi del suo progetto era di dare un ruolo di centralità al
campanile ed in quest'ottica si inserì la costruzione della Loggetta ai
piedi dello stesso.
Degli indizi potrebbero lasciare ipotizzare che inizialmente il Sansovino
avesse pensato ad un manufatto architettonico che circondasse il campanile
sui quattro lati, ma non se ne fece nulla.
Oltre alla Loggetta, completò la Libreria demolendo le vecchie case dei Procuratori, rifabbricò la chiesa di San Geminiano e progettò le
Procuratie Nuove, che vennero realizzate da Vincenzo Scamozzi (1548-1616)
a partire dal 1583, prevedendo l'abbattimento dell'Ospizio Orseolo con il
suo trasferimento a San Gallo.
Le botteghe sul lato Ovest
della base del campanile, nel 1760 circa (Giovanni Antonio Canal detto il
Canaletto, National Gallery, London).
Un
particolare di un dipinto di Anonimo della fine del
Cinquecento dove si vedono le botteghe alla base del lato Sud
del campanile ("Piazzetta"
di Anonimo, Museo Correr, Venezia).
I panettieri, i droghieri,
gli osti e gli straccivendoli cominciarono così ad occupare anche il lato
meridionale del campanile (quello che guarda verso la Libreria del
Sansovino) dove prima c'erano le case dei Procuratori.
Questo dovette avvenire attorno al 1536 o 1537.
Il lato occidentale del campanile venne occupato più tardi, quando venne
decretato l'abbattimento dell'Ospizio Orseolo e la torre si staccava
isolata dagli edifici limitrofi.
Poiché si trattava di area di pertinenza dei Procuratori di San Marco, il
Procuratore Francesco Corner il 20 aprile 1591 stabilì di dare in concessione
al miglior offerente quell'area, con la possibilità di potervi costruire
delle botteghe di legno di larice «...dell'altezza et larghezza come
sono quelle sotto al Campaniel dalla banda di tramontana», cioè come
quelle che esistevano già sul lato settentrionale.
Chi si era aggiudicato la concessione affittava la bottega per 50 ducati;
dopo due anni le botteghe sarebbero diventate di proprietà dei
Procuratori che avrebbero potuto affittarle a beneficio delle casse della Cappella
Ducale di San Marco.
Sembra tuttavia che fosse restato ancora un angolo libero da botteghe,
quello a Sud-Ovest.
Quell'angolo stava diventando indecoroso perché era divenuto un deposito
di rifiuti ed immondizie.
Fu così che nel 1693 un certo Beltrame Grigi, di professione notaio,
adducendo il pretesto di voler porre rimedio a quell'indecenza proprio nel
cuore di San Marco, chiese ed ottenne di costruirsi un piccolo ufficio.
Dopo la guerra di Candia (1645-1661), anche per la necessità di fare
cassa, la proprietà di queste botteghe passò dai Procuratori di San
Marco ai privati.
Veniamo a sapere che alla metà del XVIII secolo i negozi erano grosso
modo così distribuiti: sul lato Nord (quello occupato dai tempi più
remoti) si trovavano soprattutto mercanti, su quello Sud (occupato dopo
l'abbattimento delle case dei Procuratori) c'erano gli studi e gli uffici
di notai ed avvocati, sul lato Ovest (occupato da ultimo) vi erano i
panettieri.
Alla caduta della Repubblica i proprietari delle botteghe erano cinque.
Baracche
incoerenti con l'edificio al quale sono sovrapposte in Marzeria San
Salvador (Merceria San Salvatore).
Durante
la seconda dominazione austriaca vennero presentati vari progetti
per il riordino di queste baracche ai piedi del campanile: dal 1820 al
1835 la Commissione per l'ornato fece una serie di proposte che
prevedevano diverse soluzioni per dare un aspetto più decoroso ai negozi:
i disegni furono firmati da personaggi come Giuseppe Borsato (1771-1841),
Francesco Lazzari (1791-1871), Antonio Diedo (1772-1847), Giovanni
Battista Meduna (1800-1880) ed altri.
Si ispirava invece a modelli neoclassici la proposta del 1848
dell'ingegnere Salvadori.
Si
intravedono alcune botteghe sul lato Nord del campanile e
della Loggetta del Sansovino in questa foto della seconda
metà dell'Ottocento (Foto
Carlo Naya, collezione privata).
In quegli anni si inserirono anche dei progetti di riadattamento della
base del campanile dove erano estranee le botteghe, come quello di
Giovanni Pividor (1812-1872) che presentò un portale d'ingresso al
campanile che racchiudeva un monumento «...storico-onorario...»
per Galileo Galilei, ricordandone la venuta qui nel 1609 per presentare il
suo cannocchiale al Doge, oppure quello di Giuseppe Dalla Libera del 1867
di un «...Monumento Nazionale commemorativo il Risorgimento Italiano e
Manin che si potrebbe collocare dove sono le botteghe del Campanile di S.
Marco.».
Nessuna di queste proposte venne accettata. Forse si stava consolidando
l'idea di lasciare liberi gli spazi alla base del campanile.
Infatti a seguito di una delibera del Comune di Venezia del 6 dicembre
1872, le botteghe vennero acquistate dal Municipio e poi demolite nei
giorni 9, 10 e 11 ottobre 1873.
Ancora oggi esistono a Venezia botteghe di questo tipo: baracche, forse
in origine provvisorie, che sono divenute "definitive" nonostante
siano chiaramente avulse dall'architettura degli edifici sui quali
insistono.