Il campanile di San Marco - I custodi

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Un'opera così importante per la Chiesa, ma ancora di più per lo Stato veneziano, non poteva essere lasciata incustodita.
Ci doveva essere qualcuno a custodirla, ma non uno qualsiasi, qualcuno che doveva possedere i requisiti stabiliti da apposite norme.
 
Non sappiamo chi fu il primo ad occuparsi della custodia del campanile di San Marco e neppure a quando risalgono le nomine più antiche e quali regole seguivano.
Le notizie più remote risalgono al 1404: in quell'anno il Senato veneziano dettò delle regole per la nomina di un funzionario che ricoprisse la carica di Custode del Campaniel. Tra queste vi era l'obbligo di essere cittadini originari (cittadini de intus), quelli cioè che anticamente godevano di tutti i diritti di cittadinanza veneziana.
Incaricati a nominare il custode furono i Procuratori di San Marco ed il primo custode del quale abbiamo il nome fu un tale Marco campanaro che assunse l'incarico il 1° maggio 1404 dietro compenso di 40 ducati annui.
Evidentemente il custode aveva anche il compito di suonare le campane alle ore e nelle occasioni prescritte.
Marco morì otto anni dopo aver ricevuto l'incarico e venne sostituito dal 12 marzo 1412 dalla vedova, una certa Arminia, che continuò a ricevere lo stesso compenso del defunto marito, cioè 40 ducati.
Arminia morì nel 1455. I Procuratori nominarono un nuovo custode, Lorenzo Dalla Croce, con una modalità diversa: invece di pagargli uno stipendio, gli concessero l'uso della «...casa, Botteghin e Bottega che sono dentro al Campaniel...». Si trattava di una di quelle botteghe che circondavano la base del campanile sin dai tempi più remoti.
Nel 1460 il Dalla Croce morì ed i Procuratori di San Marco incaricarono un tale Matteo Franco che riuscì a trasformare la nomina in un affare di famiglia, tant'è che per un secolo vediamo la funzione di Custode del Campaniel coperta dai suoi discendenti: prima i suoi due figli, Alvise e Giovanni, che l'esercitano assieme, poi alla morte di Giovanni restò solo Alvise; seguì suo figlio Gaspare fino al 1560.
In quest'anno, e precisamente il 23 novembre, i Procuratori di San Marco prescrissero una nuova regola: «...al carico del Campaniel sia eletto uno sufficiente in loco del q. Gasparo Franco con salario de ducati 36 l'anno et sia obligato à star vicino alla piazza per le occorrenze della Procuratia...».
Viene da pensare che il defunto Gaspare Franco abitasse lontano dalla piazza e pertanto venisse posto l'obbligo di abitare vicino per ogni necessaria occorrenza.
Il 20 febbraio 1560 more veneto (corrispondente al nostro 1561) venne nominato un nuovo custode, Girolamo Longo.
Non durò molto nell'incarico, perché vediamo che il 28 luglio 1563 questo venne affidato a misser Zuane (Giovanni) Romanesco.
Abbiamo la certezza che il custode avesse anche l'incombenza di suonare le campane quando prescritto, perché il Romanesco ci ha lasciato una specie di manuale nel quale descrive minutamente tutte le occasioni e le modalità con cui dovevano essere suonate le campane.
Questo manuale forse serviva a qualcuno che suonava le campane in sua vece. Infatti il Romanesco era di età alquanto avanzata e non riusciva sempre a svolgere il suo ufficio personalmente. Il 23 settembre 1569 il Consiglio di Dieci, considerando che il Romanesco non esercitava più personalmente la carica, ordinò ai Procuratori di San Marco di destituirlo e di scegliere per la Carica di Custode del Campaniel una persona che non avesse superato i 25 anni d'età, ricordando l'obbligo che doveva appartenere alla categoria dei cittadini originari.
Nonostante questo ordine, forse in considerazione delle sue condizioni d'età e di salute, il Romanesco restò al suo posto e morì l'anno dopo.
Al suo posto venne scelto (per votazione fra più candidati in possesso dei requisiti richiesti dal Consiglio di Dieci) un certo Antonio Rizzo con un compenso di 60 ducati all'anno.
Francesco Sansovino (1521-1583) nella sua Venetia citta nobilissima et singolare, nell'edizione con lettera dedicatoria a Bianca Cappello de Medici, Venezia 1581, ci parla dei custodi del campanile di San Marco, ma esagera sul compenso: «Ha la custodia di questa machina (campanile - N.d.R.), un cittadino ben nato, postovi dal Dominio con salario di 150. ducati l'anno, il quale vi tiene huomini pagati, che suonano per legge 1413. alle hore ordinate e commesse loro, e non altramente.».
 
Dove Francesco Sansovino scrive dei custodi del campanile.
Nella Corte Semenzi c'è l'ingresso di terra al palazzo della famiglia Semenzi.
 
Il Rizzo restò in carica per ben 62 anni, fino al 1632 quando morì.
Durante tutti questi anni, soprattutto quando era in età avanzata, ricevette alcuni rimproveri dai Procuratori di San Marco perché non esercitava di persona il compito che gli era stato affidato.
Dopo il Rizzo furono chiamati alla Custodia del Campaniel i cittadini originari Marcantonio Franceschi e Giandomenico Lazzari.
Alla morte del Lazzari il Maggior Consiglio stabilì di mettere all'asta la carica di custode: erano gli anni che seguivano la disastrosa guerra di Candia che aveva prosciugato le risorse finanziarie dello Stato e c'era bisogno di fare cassa in tutti i modi.
Fu la famiglia Premuda, poi Semenzi, a divenire proprietaria dell'ufficio nel 1677.
La famiglia Premuda era forse originaria dell'omonima isola dell'arcipelago davanti a Zara ed aveva tenuto anche la contea di Prevasto. Verso il 1440 era stata costretta a trasferirsi a Venezia dove, due secoli dopo, un Tommaso Premuda (nato nel 1637) ebbe incarichi di rilievo nella Zecca veneziana e suo figlio Francesco fu inserito dal padre nella Cancelleria Ducale, dove poté seguire da vicino le vicende delle corti di Francia e di Spagna.
Nel 1685 Tommaso Premuda, quasi cinquantenne, diventò figlio adottivo di un ricco commerciante di biade, Giovanni Battista Semenzi, e grazie ad una generosa elargizione di denaro (centomila ducati) venne ammesso al Patriziato entrando di diritto nel Maggior Consiglio assieme ad uno zio, con due fratelli e con i propri discendenti. Fu in questa occasione che assunse il nome (lui e la propria famiglia) del padre adottivo, Semenzi.
Abitava in una casa alle Fondamente Nove, tuttora esistente.
L'alloggio del custode dopo il crollo del campanile e la rimozione delle macerie (Collezione privata).
 
La facciata d'acqua del palazzo della famiglia Semenzi prospetta sul Rio de la Panada, dove questo attraversa le Fondamente Nove.
 
La famiglia
Semenzi, che però all'epoca si chiamava ancora Premuda, affittava la carica di custode del campanile: così questo ufficio perse tutte le prerogative che aveva nel passato e fino al cadere della Repubblica i custodi erano dei semplici affittuari della famiglia Semenzi.
Complessivamente dal 1° maggio 1404 furono diciotto i funzionari effettivi che ricoprirono la carica di Custode del Campaniel.
Naturalmente i custodi si susseguirono anche nei periodi delle dominazioni francese ed austriaca e quindi durante il Regno d'Italia, ma evidentemente avevano perso quella dignità ed autorevolezza antica e le modalità erano nuovamente cambiate.
Un episodio curioso, che coinvolse in qualche modo la figura del custode del campanile di San Marco, avvenne nel 1898: per montare una cucina economica nell'alloggio del custode venne praticato un foro nel muro del campanile.
Qualcuno denunciò che questo lavoro avrebbe gravemente compromesso la stabilità della torre campanaria, sul cui stato ci si cominciava a preoccupare.
Il fatto fece scalpore, soprattutto per il comportamento tenuto dagli uffici delle Belle Arti: «In alcuni luoghi vi proibiscono di addossare a una parete, sia pure recondita, di un palazzo lontanamente monumentale, il gabbiotto per i commutatori della luce elettrica. A Venezia si lascia forare il campanile!».
Quattro anni dopo, il 14 luglio 1902, il campanile di San Marco crollò seppellendo tra le macerie l'alloggio del custode Pietro Ubaldo Caroncini.
  
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Pagina aggiornata il 4 febbraio 2012