La
piramide di Quetzalcoatl (o tempio di Tlahuizcalpantecuhtli) di Tula con
il vestibolo in primo piano, il cui colonnato assomiglia a quello del
Tempio dei Giaguari di
Chichén Itzá.
Bassorilievi con giaguari ornano le pareti del Tempio di Tlahuizcalpantecuhtli
a Tula.
L'indomani alle sette e mezza
giriamo attorno al Zocalo alla ricerca di un bar, di un negozietto,
di un baracchino qualsiasi che sia in grado di offrirci un caffè: niente da
fare, tutto chiuso. Sono invece già aperte le pasticcerie che presentano
in vetrina gigantesche, elaborate e coloratissime torte; ci dobbiamo così
accontentare di qualche pasta, tutte veramente di dimensioni extra
large.
Alle 8 in punto, come da accordi presi ieri con l'agenzia Viajes
Americanos, ci viene a prendere sotto l'albergo Carlos Palma con il suo
bus: sarà lui l'autista che ci accompagnerà nelle escursioni di oggi e
domani. In circa un'ora e mezza arriviamo a Tula.
E' domenica e l'ingresso ai siti archeologici è gratuito. Visitiamo il
piccolo museo e poi siamo tra le rovine.
Ormai Tula è riconosciuta come l'antica capitale tolteca, ma non fu
sempre così: era difficile pensare che Tula potesse essere opera dello
stesso popolo che, quasi duemila chilometri più in là, aveva costruito
Chichén Itzá.
Fu un viaggiatore francese, Désiré Charnay, che nel 1863 intuì che la
mitica capitale tolteca Tollan non fosse da ricercarsi a
Teotihuacán, bensì a Tula. L'archeologia messicana fece propria questa
intuizione solamente nel 1939.
Effettivamente mancano anche le tracce di una migrazione da Tula verso Chichén
Itzá,
ma dobbiamo pensare che si trattò probabilmente di una migrazione
culturale e di idee. E' innegabile che le due città facessero parte della
stessa cultura ed anzi, probabilmente, lo stesso sovrano di Tula
Ce-Acatl-Quetzalcoatl divenne Kukulcan nello Yucatán.
Ma a complicare la storia di Tula si mette anche George Kubler che osserva
che la corrente migratoria potrebbe anche essersi sviluppata in senso
inverso: la piramide ed il colonnato di Tula assomigliano al Tempio dei
Guerrieri di
Chichén Itzá; si sono trovate figure di Chacmol e di serpenti, ma non
c'è nulla a Tula che assomigli al primo periodo dell'arte tolteca di
Chichén Itzá.
Le considerazioni, anche un po' provocatorie, di Gerge Kubler farebbero
pensare a Tula come derivazione della cultura tolteca di
Chichén Itzá. Tuttavia numerose cronache fanno risalire alla fondazione
di Tula l'inizio dei grandi sviluppi culturali dell'altopiano messicano
dopo la fine definitiva di Teotihuacán.
L'attrattiva principale di Tula è costituita dai quattro "atlanti" posti
sulla piattaforma superiore della piramide di Quetzalcoatl (o Tempio di
Tlahuizcalpantecuhtli). Essi sono, assieme ad altre colonne, i pilastri
che sorreggevano il tempio sulla sommità della piramide. Costruiti
ciascuno in quattro pezzi di pietra dura basaltica (il primo a sinistra è
una copia, in quanto l'originale si trova al Museo Nacional de Antropología
di Città del Messico) raffigurano dei guerrieri alti 4 metri e mezzo,
incarnazione dello spirito militaristico che da questo momento in poi
prevarrà nella Mesoamerica.
I
quattro guerrieri di basalto che, assieme ad altre colonne, sorreggevano
il tetto del tempio sulla piattaforma della piramide di
Tlahuizcalpantecuhtli a Tula.
Il sito non è molto vasto, quindi con tutta tranquillità possiamo
girarlo tutto: l'area del Palacio Quemado (il palazzo bruciato,
così chiamato perché del tetto sono restati solo dei resti di legno
calcificato, conseguenti all'incendio provocato verso il 1168 dai Toltechi
dissidenti e dagli invasori Chichimechi capeggiati da Xolotl), la
piazzetta nord con il gioco della pelota, il Coatepantli, o "muro dei
serpenti", la piazza centrale con una piattaforma-altare dominata dalla
Piramide "C" ancora da esplorare e scavare, un altro recinto per
il gioco della pelota.
Il
" Coatepantli", o "muro dei serpenti", che
separava l'area sacra dal resto della città di Tula.
Già
da lontano, arrivando a Teotihuacán, si nota l'enorme mole della
piramide del Sole e, più in fondo verso sinistra, la piramide della
Luna.
Ripartiamo alle 11.30 ed in un
paio d'ore siamo a Teotihuacán.
Il sito archeologico ha tre ingressi ed all'interno percorreremo la lunga
"via dei morti": così ci mettiamo d'accordo con l'autista
Carlos che ci lascia all'ingresso vicino alla piramide della Luna e ci
attenderà dalla parte del museo, che si trova dopo due chilometri,
all'altezza della Ciudadela (cittadella), dove termineremo la
nostra visita. Prima della fondazione di Teotihuacán, la vallata era abitata da almeno
mille anni da una popolazione agricola sedentaria: gli insediamenti, di
tipo tribale, occupavano le posizioni più alte della vallata.
Verso il 300 a.Cr. si erano costituiti alcuni potentati e nei secoli
successivi le condizioni di sviluppo furono così favorevoli che la
crescita della popolazione aumentò a dismisura, praticamente raddoppiando
ad ogni generazione.
Attorno al primo secolo a. Cr. la popolazione ormai abitava la pianura ed
almeno la metà risiedeva nell'area che sarebbe diventata Teotihuacán.
Fu proprio una popolazione così numerosa che consentì di elevare la
piramide del Sole prima, quella della Luna poi. La realizzazione di tali
costruzioni gigantesche richiedeva una vasta mano d'opera: per la piramide
del Sole occorse movimentare più di due milioni e mezzo di tonnellate di
materiali e per quella della Luna, più piccola, quasi un altro milione di
tonnellate.
Nella valle gli altri insediamenti non avevano edifici di culto, perché
tutti facevano riferimento a quell'unico centro di culto che era
Teotihuacán, "il luogo degli dei" o anche "il
luogo dove nascono gli dei".
La
"via dei morti" di Teotihuacán vista dalla piramide della
Luna, in origine era lunga 5 chilometri e terminava dove ci sono le
colline all'orizzonte; sulla sinistra la piramide del Sole e ai nostri
piedi, nella piazza della Luna, il recinto con gli altari,
probabilmente uno dei luoghi più sacri della città.
La piazza e la piramide della
Luna di Teotihuacán viste dall'alto della piramide del Sole.
La città occupava più di venti
chilometri quadrati con una popolazione che da 75 mila abitanti arrivò a
contarne 200 mila, con ulteriori aumenti temporanei in occasione di
pellegrinaggi religiosi.
In pratica Teotihuacán era ben più grande della contemporanea Roma
imperiale.
Fu favorita dalla sua posizione, un corridoio naturale tra l'altopiano e
la pianura, dalla forte attrazione religiosa che esercitava, dalla
presenza di un lago vicino, che ora non esiste più, dalle miniere di
ossidiana.
Sotto il centro della piramide del Sole si trova una grotta naturale che
ha subito delle trasformazioni artificiali. Si tratta di un luogo di culto
preesistente alla piramide; anzi, la presenza di questa grotta può aver
determinato il luogo su cui costruire la piramide.
Un luogo di culto attira i pellegrini, ma anche abitanti che vivono della
presenza dei pellegrini. Così attorno al sovrano, personificazione della
divinità, ed ai sacerdoti di massimo rango, stavano i nobili, con
funzioni civili e religiose, che frequentavano ed abitavano i templi
minori, i palazzi e gli edifici amministrativi. Poi c'erano attori e
musicisti, che animavano le cerimonie civili e religiose. Ancora avevamo
artisti ed artigiani, che abitavano case spaziose ad un solo piano con un
patio, munite di altari. Si tratta di complessi di appartamenti dove ogni
famiglia aveva il suo gruppo di stanze con la cucina ed il patio ed erano
legate da vincoli di mestiere o di parentela. A Teotihuacán si contano
oltre duemila di questi complessi e sono state censite cinquecento
botteghe artigiane. Poi c'erano i lavoratori manuali, i servi, gli
schiavi.
I pellegrini che entravano in città portavano con loro oggetti e cibi, ma
altri ne comperavano in città per riportarli ai loro paesi.
I mercanti portavano così i prodotti (e le idee) di Teotihuacán nelle
parti più lontane della Mesoamerica ed a Teotihuacán portavano cotone,
cacao, giada, turchesi, penne di strani e rari uccelli tropicali.
Teotihuacán possedeva giacimenti di ossidiana che per quel tempo era come
per noi possedere l'acciaio. Il controllo dell'ossidiana fu un altro
fattore determinante per far decollare la potenza della città.
Ma a partire dal 650 d. Cr. cominciò la parabola discendente della
città. In parte fu dovuta a dissensi interni, forse per il declino della
religione, in parte forse per un decadimento delle condizioni ambientali
dovuto al forte disboscamento che veniva fatto per ottenere il legno per
le costruzioni, in parte forse per la diminuzione dei terreni coltivabili.
In realtà sono solo congetture, perché nulla sappiamo su chi fossero gli
abitanti che non ci hanno lasciato scritto nulla della loro storia.
Un
affresco nel palazzo del Giaguaro di Teotihuacán.
La
piramide del Sole a Teotihuacán.
Possiamo dedurre che attorno al 700 d. Cr. parte della città venne bruciata
proprio dai suoi stessi abitanti. Forse la potenza politica si era spostata
su altri centri, come Cholula, Xochicalco ed El Tajin.
La città si andò svuotando, ma i gruppi vicini coesistendo con gli
abitanti superstiti, ne subirono l'influenza. In questo modo andò
formandosi il popolo tolteco dove il nome Toltecatl significa
artigiano.
Il centro della città, con le piramidi del Sole e della Luna, era diventato
quello di una città morta, disabitata, abbandonata, ma tutta la valle di
Teotihuacán restò densamente popolata, aumentando ancora durante il
periodo azteco dal XIV secolo al 12 agosto 1521 (la data della caduta di
Tenoctitlán).
Percorriamo quindi le rovine iniziando dalla piramide della Luna, sulla
quale saliamo fino alla piattaforma superiore.
Da qui possiamo ammirare, al di sotto di noi, la grande piazza della Luna,
la "via dei morti" lunga oltre due chilometri (ma in origine
misurava cinque chilometri, finendo dove ci sono le colline) e la piramide
del Sole. Sulla destra della piazza della Luna c'è il palazzo
Quetzalpapalotl, che si ritiene fosse la residenza di un alto sacerdote. Tra
la scalinata di accesso alla piramide e la piattaforma al centro della
piazza c'è un curioso recinto, al quale si accede per un'unica porta che
contiene una serie di altari: questo doveva essere il luogo più sacro di
Teotihuacán.
Ridiscendiamo sulla piazza della Luna e cominciamo a percorrere la "via
dei Morti", così chiamata ai tempi degli Aztechi che avevano scambiato
le rovine degli edifici che lo fiancheggiano con tombe e sepolture.
Prima di incontrare la piramide del Sole, che comunque fa sentire anche da
lontano la
presenza della sua mole, sulla sinistra ci sono il palazzo del Giaguaro e
quello della Conchiglia Piumata: sul primo ci sono ampi frammenti di pitture
murali che rappresentano il giaguaro ed immagini di Tlaloc, il dio della
Pioggia.
Siamo ormai di fronte alla piramide del Sole, la più alta, superata solo
dalle piramidi di Cholula e di Cheope, che saliamo fino a giungere sulla
piattaforma finale.
In
cima alla piramide del Sole di Teotihuacán.
Nella
Ciudadela di Teotihuacán si trova il gruppo che comprende la piramide
di Quetzalcoatl.
Teste
di Quetzalcoatl (il Serpente piumato), di Tlaloc (il dio della
Pioggia) e vari tipi di conchiglie si alternano sulla piramide di
Quetzalcoatl a Teotihuacán.
Qui sostiamo una mezz'ora, per
aspettarci e riunirci tutti, ma soprattutto per riprendere il fiato dopo
essere saliti per quei ripidi gradini.
Siamo nuovamente sulla "via dei morti", senza addentrarci troppo
nelle rovine più lontane che ci accontentiamo di aver visto dall'alto
della piramide: nell'urbanistica della città ci sono anche i serbatoi per
l'acqua. Ma vista dall'alto della piramide si nota una certa simmetria e modularità
delle costruzioni: infatti è stato scoperto che gli architetti che
avevano progettato la città avevano utilizzato un modulo quadrato di 57
metri di lato; questo modulo si ripete per i recinti, per le costruzioni,
offrendo dall'alto una visione ordinata della distribuzione degli spazi
che utilizzavano questo modulo. Così sono dieci i moduli che si contano dal
centro della piattaforma nella piazza della Luna all'asse della piramide
del Sole, ventuno da questo all'asse della Ciudadela, dove troviamo
la piramide di Quetzalcoatl.
Quest'ultima piramide si è ben conservata, per il fatto che in epoca successiva
alla sua costruzione venne ricoperta.
La
piramide di Quetzalcoatl a Teotihuacán.
Liberata dal monticello che la nascondeva, si è rivelata per la
preziosità della sua decorazione: una serie di teste di Quetzalcoatl che
si alternano con quelle stilizzate di Tlaloc, il dio della Pioggia. C'è
infatti chi propone di attribuirle il nome più corretto di "piramide
di Quetzalcoatl e di Tlaloc".
Con la Ciudadela completiamo la nostra visita e ci avviamo all'uscita dove
ad attenderci, come avevamo concordato, c'è il nostro Carlos Palmas con
il suo bus con l'aria condizionata con il quale ripartiamo alla volta di
Città del Messico.