La raffigurazione della partenza
di don Nuño Beltrán de Guzmán da Città del Messico alla conquista di
nuove terre, tratta dal foglio 44-r del "Codex Telleriano Remensis" (conservato
presso la "Bibliothèque Nationale de France" a Parigi).
Il testo recita: «año de onze casas y de 1529 se partio nuño de guzman
para jalisco yendo a sujeptar aquella tierra finjen que sale la culebra
del cielo diziendo que les venia travajo a los naturales yendo los
cristianos alla», ovvero: «Nell'anno di "11 case" (cioè "Mahtlactli Calli"
e nell'immagine del codice si vede il numero 11 espresso con 11 puntini
nel cartiglio quadrato sopra il cavaliere)
e del 1529 Nuño de Guzman partì per Jalisco per conquistare quella terra
fingendo che un serpente uscisse dal cielo (nell'immagine del codice si
vede a destra, verso l'alto) dicendo che stavano arrivando
tempi duri per gli indigeni che non si convertivano al cristianesimo».
(Universitätsbibliothek Rostock - Codex Telleriano-Remensis,
Loubat 1901)
All'arrivo a Guadalajara sono
tutti ad attendermi all'aeroporto. E' un momento di grande festa. Durante
il soggiorno a Guadalajara ho la possibilità di visitare la città
che è la seconda, dopo Città del Messico, per numero di abitanti.
Le guide in genere scrivono che Guadalajara, la capitale di Jalisco, venne
fondata nel 1542 da Juan de Oñote, ma in realtà le cose furono un po'
più complesse. Infatti possiamo dire che l'attuale città di Gadalajara
è la quarta che venne fondata. Tutto ha inizio con don Nuño Beltrán de Guzmán, un giovane avvocato che
si era fatto conoscere come un crudele e dispotico tiranno, al punto che
fu costretto dal Viceré della Nuova Spagna Antonio de Mendoza a
dimettersi dall'Audiencia.
Don Nuño allora decise di intraprendere una spedizione nel Messico
occidentale, sia per acquisire dei meriti che lo potessero mettere in
buona luce davanti al Viceré, sia per conquistare terre che gli avrebbero
permesso di pretendere dei diritti. Partì da Città del Messico il 22
dicembre 1529 ed ovunque passasse lasciava dietro di sé una scia di morti
e distruzioni.
Don Nuño Beltrán de
Guzmán, in un codice.
Nel marzo 1530 don Nuño Beltrán arrivò con il suo esercito a
Tonalá,
prendendone possesso in nome dell'imperatore Carlo V.
Nelle settimane successive conquistò Tetlán, Tlaquepaque, Zalatitlán,
Aquepaque, Mezquitán, Atemajac, Zapopan
e Tesistán e molti altri
villaggi, si spinse nell'attuale Zacatecas sottomettendo Moyagua,
Xuchipila e Apozol. In aprile era già a Nochistlán, occupava il centro
religioso di Teul e poi Tequila e Tepic; a metà ottobre era arrivato a
Culiacán (oggi capitale di Sinaloa) che fondò chiamandola San Miguel de
Culiacán.
Quando ritenne di aver conquistato territori a sufficienza, inviò il
proprio luogotenente Juan de Oñate (chiamato Cristóbal in altre
cronache) perché fondasse una città in una posizione strategica rispetto
alle nuove conquiste.
La scelta cadde su una meseta di fronte a Nochistlán dove Juan
de Oñate, attorno al 5 gennaio 1532, fondò la prima città alla quale
diede il nome di Guadalajara in onore di don Nuño Beltrán de Guzmán che
era nato a Guadalajara, la città spagnola a nord di Madrid. In tutto
aveva 16 edifici ed una chiesa dedicata a San Pietro.
Il 15 maggio 1533 giunse don Nuño per visitare la città e per ascoltare
le richieste dei suoi abitanti, che lamentavano che l'acqua del lago non
era sufficiente per le loro necessità, ma soprattutto che subivano
continui attacchi da parte degli indios Cazcanes.
Venne messa ai voti la proposta di spostare la città: il consiglio
cittadino si espresse con 19 voti a favore del trasferimento contro 4
contrari.
Il trasferimento avvenne tra il 24 maggio e l'8 agosto 1533. Tuttavia
alcuni proponevano di trasferirsi a Tlacotlán, ma Juan (o Cristóbal,
secondo altre cronache) de Oñate si oppose perché era encomendero
di quelle terre: in pratica gli erano stati assegnati quei territori con
l'amministrazione degli indios che vi abitavano. Don Nuño non
voleva il trasferimento a Tonalá perché voleva chiedere al re Carlo V la
concessione di quella terra per fondare un proprio marchesato, in analogia
con il marchesato di Oaxaca di Hernán Cortés.
Così quando don Nuño Beltrán ripartì, parte degli abitanti decise di
andare a Tonalá ed altri a Tetlán, dove c'era un convento francescano.
La Guadalajara di Tonalá non fu mai un villaggio effettivo, anche perché
non venne mai costruito un edificio pubblico e neppure una Casa
Consistorial, dipendendo dalla giurisdizione di Città del Messico.
Così al termine di un lungo dibattito a corte, e contro la volontà di Juan de
Oñate,
ci fu un ulteriore trasferimento a Tlacotlán, all'inizio del 1535.
A sud-est di Tlacotlán c'è un monumento con una targa risalente alla
metà del XX secolo che ricorda che quello era il luogo dove sorgeva la
terza città di Guadalajara. Ma non è proprio vero, infatti la
Guadalajara di Tlacotlán doveva essere un po' più a sud. Qui la città
rimase sette anni: aveva frutteti, orti, recinti per il bestiame; si
svolgeva anche un mercato che attirava gli indios vicini che
venivano per commerciare i loro prodotti. La pratica del baratto era una
cosa normale.
«Nova
Hispania et Nova Galicia».
Tlacotlán si trovava dall'altra
parte del rio Santiago, che appartiene oggi al municipio di Ixtlahuacán
del Rio.
Il 25 gennaio 1539 il reggente della città, Santiago de Aguirre, fu
autorizzato dall'assemblea cittadina ad andare in Spagna con tre richieste
da rivolgere a Carlo V: ottenere per il villaggio di Guadalajara il titolo
di Ciudad (città), uno stemma e che le terre della valle di
Atemajac a sud del rio Santiago fossero attribuite alla giurisdizione
della Nueva Galicia. Carlo V accolse le tre richieste l'8 novembre 1539 ed
il documento scritto che le confermava giunse a Guadalajara il 10 agosto
1542, quando la città si era ormai stabilita nella sua sede definitiva.
Nel frattempo continuava a covare fra le popolazioni indigene la voglia di
ribellarsi, fomentata da Tenamaxtli, un indio di nobili origini di
Juchipila.
A seguito di alcune scaramucce, il 12 giugno 1541 arrivò Pedro de
Alvarado, chiamato El Sol per soffocare rapidamente questi
tentativi di ribellione. Pedro de Alvarado tuttavia sottovalutò le forze
degli indios che cercò di attaccare tre volte ma, rendendosi conto
di non riuscire a sopraffarli, si ritirò.
La mattina del 28 settembre un tale Pedro Placencia, mentre stava
controllando i suoi campi, vide un gran numero di indios che si
stavano dirigendo verso la città. Galoppò di corsa verso il paese e,
senza neppure scendere da cavallo, entrò in chiesa (dove la gente era in
attesa dell'inizio della messa delle sette) e lanciò l'allarme.
L'eroina
di Guadalajara, Beatriz Hernández.
La battaglia durò tre ore e
migliaia furono i corpi degli indios morti che furono gettati nelle
acque del rio Santiago.
Due giorni dopo, il 30 settembre, si riunì l'assemblea cittadina per
decidere di spostare Guadalajara in un luogo più sicuro. Erano state
prese in considerazione le valli di Atemajac e di Toloquilla, si era
discusso molto senza prendere alcuna decisione.
Fu allora che una donna molto tenace, Beatriz Hernández, moglie di Juan Sánchez
de Olea, prese la parola in consiglio: «Io scommetto sul Re! Credo che
dovremmo attraversare la valle di Atemajac e ogni nostra azione
conseguente sarà fatta per servire Dio e il Re! Qualsiasi atto contrario
sarà un atto di vigliaccheria! Che cosa può fare a noi Guzmán? Per
causa sua abbiamo passato tutti questi pericoli!» Il 9 ottobre 1541 a
Tetlán venne fatto il censimento delle famiglie che avrebbero pagato le
tasse per la nuova città di Guadalajara nella sua ultima e definitiva
collocazione.
Don Nuño Beltrán de Guzmán che aveva dato il nome di Nueva Galicia a
questi territori, dal 1538 se ne stava in Spagna alla corte di Carlo V.
Juan Cristóbal de
Oñate pianta il suo pugnale nel tronco di un albero nel luogo
dove sorgerà definitivamente la città di Guadalajara
(particolare).
Martedì 14 febbraio 1542 Juan Cristóbal de
Oñate, con una solenne cerimonia durante la quale estrasse un pugnale che
piantò in un albero che aveva davanti, invocando la benedizione di Dio,
dichiarò fondata la città di Guadalajara in nome di Carlo V. Pose in
questo modo fine alla lunga peregrinazione
della città, durante la quale la sua popolazione aveva
attraversato e riattraversato il rio Santiago ben sette volte: quando
arrivò a Tonalá
all'inizio del 1530, quando si diresse a Zacatecas,
quando puntò su Tepic e Culiacán, quando tornò da Culiacán per fondare
la prima città di Guadalajara, quando la città venne spostata a Tonalá,
quando venne rifondata nei dintorni di Tlacotlán, quindi riattraversò il
fiume per rifondarla nell'attuale posizione.
Il luogo dove avvenne questo si trova dietro l'attuale
Teatro Degollado,
dove sono collocate le sculture di Rafael Zamarripa che descrivono la
fondazione della città.
Guadalajara contava nel 1542 63 famiglie (circa duecento abitanti); alla
fine del 1500 era abitata da circa 500 spagnoli, altrettanti schiavi neri
e 1.200 famiglie indigene nel circondario. Oggi, con quattro milioni di
abitanti, è la seconda città del Messico.