La
Cattedrale di Guadalajara sulla Plaza de los Laureles, costruita tra il XVII e XVIII secolo.
Durante la mia permanenza a
Guadalajara, nonostante i miei doveri di ospite, ho avuto occasione di
girare per la città ed i suoi dintorni.
Il cuore della città, dal quale iniziare una visita, è senza dubbio la
Plaza de los Laureles, dalla quale si può girare attorno alla Cattedrale
per Plaza de Armas, Plaza de la Liberación, raggiungendo Plaza Tapatía
con il Mercado Libertad e, in fondo, l'Institudo Cultural
Cabañas.
Il
Palazzo municipale di Guadalajara su
Plaza de los Laureles.
E' un percorso molto piacevole e rilassante al quale si può dedicare una
giornata. Io lo ho fatto a tappe, per non mancare ai miei doveri con la
famiglia che mi ospitava.
La Plaza de los Laureles deve il suo nome ai molti alberi di lauro
che vi crescono. Su di essa si affaccia il Palacio Municipal,
costruito ricreando lo stile coloniale di Guadalajara, con un portico sul
quale campeggia lo stemma concesso da Carlo V alla città.
Su un altro lato della piazza c'è la Cattedrale, la cui prima pietra fu
posata nel 1561. I lavori per la sua costruzione si protrassero fino al
secolo successivo: venne consacrata nel 1616, ma fu terminata due anni
dopo nel 1618, anche se molte decorazioni esterne furono completate più
tardi. La solenne facciata presenta due campanili ed è ricca di
elementi barocchi, neoclassici e churriguereschi.
La
facciata del
"Palacio del Gobierno" di Guadalajara.
All'interno sorprendono undici
altari riccamente decorati, donati da re Ferdinando VII, volte gotiche e
colonne in stile toscano.
La
Cattedrale di Guadalajara vista dalla Plaza de Armas.
Quasi a fianco c'è la Plaza de Armas, chiusa da un lato dalla
Cattedrale e dal lato est dal Palacio del Gobierno.
E' un misto di stili che vanno da un composto neoclassico ad un turbolento
churrigueresco. All'interno, oltre ad un cortile chiuso da un doppio
ordine di portici su due piani, ci sono da vedere i murales di
José Clemente Orozco (1883-1949); la sua famiglia si riteneva discendente
da importanti conquistadores dello stato di Jalisco.
Orozco, osteggiato in gioventù nel suo paese al punto che dovette
rifugiarsi negli Stati Uniti, vi ritorna trionfalmente nel 1934 (nel 1947
il Presidente della Repubblica Miguel Alemán Valdés gli conferisce una speciale onorificenza
come la figura più insigne del Messico nel campo delle arti e delle
scienze negli ultimi cinque anni).
Al suo rientro dagli Stati Uniti, dal 1936 al 1939 realizza a Guadalajara
una serie di affreschi all'archivio dell'Università, all'Hospicio Cabañas
ed al Palacio del Gobierno.
Qui il più famoso è forse quello dedicato nel 1937 a Miguel Hidalgo y
Castilla che, al grido di «¡Patria y libertad!», nel 1810
incitò il popolo messicano alla lotta per l'indipendenza.
Un
particolare dei "murales" dipinti da
José Clemente Orozco sulla volta dello
scalone del "Palacio del Gobierno" di Guadalajara.
L'immagine
di Miguel Hidalgo y
Castilla incombe sul visitatore che si appresta a salire lo
scalone del "Palacio del Gobierno".
Una
curiosa meridiana sul tetto dell'antico seminario di San José, oggi
"Museo del Estado
de Jalisco y de Hidalgo".
L'affresco, collocato sopra lo scalone del palazzo, in una posizione
difficile da fotografare nella sua interezza, rappresenta Miguel Hidalgo
che incombe non solo sul popolo, ma anche su di noi che stiamo salendo per
lo scalone: descrive la difficile lotta del paese contro le ideologie
politiche e religiose che lo soffocano, ed infatti vi sono rappresentati,
nelle vesti di oppositori della libertà, croci, svastiche, falci e
martelli.
Non a caso la sua pittura gli valse in gioventù l'accusa di sacrilegio ed
anticlericalismo.
Il
"Palacio del Gobierno" di Guadalajara sulla Plaza de Armas.
La piazza è ricca di verde. Al centro c'è un gazebo, retto da sottili
cariatidi, che giunse dalla Francia e che riporta indietro nel tempo,
all'epoca dei valzer e delle operette.
Passeggiare qui è molto piacevole e ci fa immaginare come doveva essere
trascorrere la vita a fine Ottocento.
Ci portiamo verso Plaza de la Liberación e l'Avenida Hidalgo.
Qui, in un sobrio edificio coloniale del tardo Seicento che fu sede del
seminario di San José, è ospitato il Museo Regionale, o Museo del Estado
de Jalisco y de Hidalgo.
La costruzione, come la gran parte di quelle di epoca coloniale, ha due
corti interne circondate da due portici disposti su due piani che si
affacciano con ampi archi.
Il
chiostro del seminario di San José che oggi ospita il museo
regionale di Guadalajara, o "Museo del Estado
de Jalisco y de Hidalgo".
Nel chiostro crescono alberi, cespugli e fiori che creano un bell'effetto
di piacevole penombra. Alzando gli occhi notiamo una curiosa meridiana,
posta sul tetto.
Il museo racconta la storia dell'uomo in questa regione, partendo dalle
origini: si può così ammirare al piano terra uno scheletro pressoché
completo di mammut assieme a punte di frecce, oggetti di gioielleria, frammenti
di vasi, figurine fittili, alcune delle quali risalenti ad un periodo
antecedente al pre-classico.
Una
scultura rappresenta lo stemma di Guadalajara: è collocata nella
Plaza Tapatía.
Al piano superiore troviamo invece
un'esposizione dedicata alla storia della regione dalla conquista
spagnola, una sezione etnografica per i vari gruppi di indios
che hanno abitato lo Stato di Jalisco ed una galleria di dipinti dal XVII
secolo ad oggi. SuPlaza de la Liberación si affaccia la costruzione neoclassica
del Teatro Degollado: costruito a metà del XIX secolo, venne inaugurato
dall'imperatore del Messico Massimiliano I d'Asburgo.
All'interno, che però non riusciamo a vedere essendo il teatro chiuso, ci
sono gli affreschi di Gerardo Suárez che illustrano il quarto canto della
Divina Commedia.
Il
Teatro Degollado sulla Plaza de la Liberación a Guadalajara.
E' un teatro nel quale spesso si esibiscono i balli: il canto, il ritmo e
la danza fanno parte della tradizione e della cultura di questa regione.
La danza ha poi innumerevoli sfaccettature, come quelle popolari dei balli
preispanici, con gli indios nei costumi tradizionali con i loro
coloratissimi pennacchi e copricapo.
Dietro al teatro c'è il luogo preciso in cui martedì 14 febbraio 1542
Cristóbal de Oñate fondò l'attuale città di Guadalajara. A ricordare
l'avvenimento furono collocate delle sculture opera di Rafael Zammaripa.
Da Plaza de la Liberación si raggiunge Plaza Tapatía che
con il suo chilometro e mezzo di lunghezza è probabilmente la piazza più
lunga del Messico: una via di mezzo tra il viale alberato ed una piazza
vera e propria.
Interamente pedonalizzata, su Plaza Tapatía si affacciano negozi e
ristoranti.
Al termine della lunga piazza, sul lato opposto a quello del Teatro
Degollado, ci sono le costruzioni dell'Instituto Cultural Cabañas.
Il complesso, di nobile carattere, venne progettato dall'architetto
spagnolo Manuel Tolsá per ospitare un orfanotrofio, l'Hospicio Cabañas,
che prese il nome del suo fondatore, il vescovo Don Juan Cruz Ruiz de
Cabañas.
Una
vecchia cinepresa in un corridoio dell'Instituto Cultural Cabañas di
Guadalajara.
L'Instituto
Cultural Cabañas alla fine di Plaza Tapatía.
Negli anni l'Hospicio Cabañas fu anche manicomio, caserma militare
e prigione, rimanendo comunque orfanotrofio fino a poco più di una decina
d'anni fa.
Nel complesso si contano 23 cortili, innumerevoli lunghissimi corridoi,
una chiesa: molti di questi edifici progettati da Manuel Tolsá sono
restati intatti. L'orfanotrofio ebbe un ruolo importante nella storia del
Messico, quando Manuel Hidalgo y Castilla, nel 1811, giunse qui per
firmare il proclama contro la schiavitù.
Uno
dei tanti lunghi, interminabili corridoi all'interno del
complesso dell'Instituto Cultural Cabañas di Guadalajara (una
volta Hospicio).
Nella cappella principale José Clemente Orozco, durante la sua permanenza
a Guadalajara tra il 1936 ed il 1939, dipinse una serie di murales
che descrivono le crudeltà della conquista spagnola ed i quattro
Cavalieri dell'Apocalisse. Sebbene gli affreschi trasmettano un senso di
ineluttabilità del destino, le fiammeggianti figure della cupola centrale
e dei cavalieri sono un segno di speranza per gli uomini che sapranno
trovare la via della salvezza.
Oggi tutto il complesso è occupato dall'Instituto Cultural Cabañas,
una istituzione artistica che si divide tra una parte museale ed una parte
didattica di scuola e di laboratori.
L'attrattiva principale del museo è costituita dall'esposizione
permanente dei disegni e delle pitture di José Clemente Orozco; ci sono
poi, a rotazione, mostre di pittura, scultura ed incisione.
Al
mercato di San Juan de Dios ci si può incontrare anche per una
partita a dama.
L'istituto promuove molte attività culturali, come festival di danze, performances
teatrali e concerti.
A fianco di Plaza Tapatía c'è l'area del grande e moderno mercato Libertad.
Il
moderno mercato coperto Libertad di Guadalajara.
Non lontano c'è un altro mercato, forse più popolare e per questo, secondo
me, più colorito, animato e bello da vedere, sentire, vivere. Già,
"sentire", perché qui è tutto un gridare dei venditori che
cercano di richiamare l'attenzione dei possibili clienti.
A San Juan de Dios si può trovare di tutto, dalle spremute fresche di
frutta agli orologi digitali, dalle scarpe ai gioielli d'oro e di
bigiotteria, dalle stoffe ed i vestiti alle chitarre, dai cappelli di paglia
tipo Panama ed i sombreri agli articoli per la casa, da sementi secche e
noccioline agli elettrodomestici, dagli stivali alla canna da zucchero
fresca...
Un
banco di stoffe e vestiti al mercato di San Juan de Dios di
Guadalajara.
Esposizione di ceramiche lungo
le strade di Tonalá.
Un
vasaio artigiano a Tonalá.
Durante la settimana che ho trascorso a Guadalajara sono riuscito anche a
fare qualche piccola escursione nei dintorni.
Molti sarebbero i luoghi che meritano una visita (Tlaquepaque, il lago
Chapala, Tequila, per citarne solo alcuni), ma non sono riuscito a vederli
tutti, anzi forse ne ho visti anche troppo pochi: ma lo scopo del
prolungamento che ho fatto al mio viaggio era quello di stare con Gemma, sua sorella e la sua famiglia. Con gli autobus di linea sono facilmente arrivato in quaranta minuti a
Tonalá, il lugar del Sol.
In origine era un piccolo pueblo nei dintorni di Guadalajara, oggi
è praticamente diventato un sobborgo della città, mantenendo però
intatto il fascino del pueblo con le case basse e colorate.
Una
via di Tonalá.
Come la più famosa (e turisticizzata) Tlaquepaque, anche qui sono sorti
laboratori artigiani di abili ceramisti. Anzi, sarebbe Tonalá il luogo
ispiratore, dove è nata l'arte della ceramica tipica dello Stato di
Jalisco.
Ceramiche
in esposizione nel cortile davanti ad un laboratorio artigiano
a Tonalá.
Alcune
statuine del presepio acquistato a Tonalà.
E' un luogo più povero della famosa Tlaquepaque: quelle che a Tlaquepache
sono chiamate Galerías (gallerie), qui a Tonalá sono
semplicemente delle manifatture, delle fabbriche per lo più aperte al
pubblico al quale anche vendono direttamente.
A Tonalá sono occupate circa seimila persone nell'industria della
terracotta: molte delle ceramiche, del vasellame, delle stoviglie dei
servizi da tavola che sono venduti in tutto il Messico provengono proprio
da queste fabbriche.
Gemma
a Tonalá.
Tonalá è più modesta di Tlaquepaque, ci sono meno turisti, ma gli oggetti
sono gli stessi, comprese le statuine multicolori in terracotta di Mickey
Mouse!
Ma ci sono naturalmente anche i tipici prodotti d'artigianato che hanno
resa famosa la ceramica di Jalisco.
Ogni giovedì e domenica l'intero paese si trasforma in un gigantesco
mercato all'aperto: le bancarelle occupano ogni spazio libero e non basta
mezza giornata per esplorarle tutte.
Oggi poi il mercato artigianale coincide, su un altro lato del pueblo, con
il giorno del normale mercato, quello che si svolge attorno al mercato
coperto. Qui si trovano gli alimentari, frutta, verdura, carne, fiori,
spezie, ma anche rimedi contro i calli o contro la caduta dei capelli.
A fianco del mercato al coperto c'è una torre con un orologio,
naturalmente piastrellata con le ceramiche di Tonalá!
La
torre dell'orologio di Tonalá è completamente ricoperta di
ceramiche del luogo.
Qui a Tonalá acquisto un presepio con le statuine realizzate in un unico,
particolarissimo stile popolare: la Sacra Famiglia, il bue, l'asinello, un
angelo, alcune pastorelle, pecore ed i tre Re Magi.
La
basilica di "Nuestra Señora de Zapopan".
Sulla
strada che da Guadalajara ci porta a Zapopan.
Facciamo una piccola escursione a Zapopan: anche
questo era un piccolo pueblo che era stato conquistato nell'aprile
1530 da don Nuño Beltrán de Guzmán e che oggi si trova alla
periferia di Guadalajara.
Oggi all'ingresso sono posti, tra fontane, degli archi eretti in onore dei
fondatori. A tener vivo il legame con il passato sugli Arcos de Zapopan
c'è la raffigurazione di Teopiltzintli, il dio del Mais.
Il palazzo municipale, in stile neo-coloniale, ospita al suo interno i murales
dell'artista Guillermo Chávez Vega.
Il 12 ottobre una grande festa coinvolge il paese: la Virgen de Zapopan.
E' una delle più importanti feste di Guadalajara. Una immagine della
Madonna viene portata in processione tra le strade di Guadalajara fino a
Zapopan, tra una folla chiassosa, festante, multicolore, con gruppi
musicali e ballerini.
Questa festa dà il via a quelle che sono chiamate Fiestas de Octubre, che
comprendono per tutto il resto del mese esibizioni musicali, spettacoli di
danze folcloristiche, mostre d'arte, rodei e corride.
Il piccolo Marco Tarek,
il figlio primogenito di Anna, sorella di Gemma, corre davanti al
sagrato della basilica di "Nuestra Señora de Zapopan".
La mia settimana a Guadalajara vola troppo in fretta ed è già il momento
di accomiatarmi con la famiglia messicana di Anna, la sorella di Gemma,
che mi ha accolto come fossi uno di loro. Non a caso qui si dice «Mi casa
es tu casa».
All'aeroporto avrò il volo su Città del Messico dove passerò la notte
al solito Hotel Avenida, prenotato al mio passaggio della scorsa
settimana, e poi la stessa sequenza di voli dei miei compagni di viaggio,
slittati però di sette giorni: New York e quindi Milano.
Gemma invece resterà qui con sua sorella ancora per un paio di settimane:
poi sarò io ad aspettarla al suo rientro in Italia.