México y Yucatán

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   Viaggio effettuato nel gennaio-febbraio 1993
   
Saliamo sulla Piramide del Tempio delle Chiese del Gruppo Cobá.
A mezzogiorno e mezzo partiamo alla volta di Cobá.
Secondo un racconto del folklore maya, Cobá era unita a Chichén Itzá, ad Uxmal ed a Tulum mediante la "cuxan san", la "strada sospesa nel cielo", la "corda vivente" ("cuxan" = vivente, "san" = corda). Al di là delle leggende, esistevano qui numerosi "sacheob", strade pavimentate rialzate che non avevano solo una funzione cerimoniale all'interno delle città, ma le mettevano in collegamento tra di loro. Una di queste strade, quasi perfettamente rettilinea, è lunga quasi cento chilometri e collega la base della Grande Piramide, o "Nohoc Mul", all'insediamento maya di Yaxuna: è stata  interamente esplorata e descritta in un opuscolo del 1934.
Cobá doveva essere una delle più importanti città maya, se le sue rovine si estendono su una superficie di una settantina di chilometri quadrati, per la massima parte ancora inesplorate, e gli archeologi valutano che siano circa 6.500 le strutture da scavare, studiare e restaurare.
 
La Piramide del Tempio delle Chiese del Gruppo Cobá.
 
Il primo complesso che vediamo è quello chiamato Gruppo Cobá: tra le rovine completamente esplorate emerge la Piramide del Tempio delle Chiese. Saliamo i ripidi gradini della piramide e, sovrastando la foresta, abbiamo un bel colpo d'occhio sulla zona: vediamo i due laghi, quello quasi circolare è il lago Macanxoc e l'altro è il lago Cobá.
Dalla parte opposta vediamo la cima di un'altra piramide lontana uno o due chilometri: è la Grande Piramide, o "Nohoc Mul".
Ridiscesi e tornati un po' indietro incontriamo il "Conjunto de las Pinturas" (o Tempio delle Pitture).
Da qui un sentiero prosegue tra una vegetazione bellissima; dopo un chilometro circa incontriamo alcune stele, alcune ben lavorate con figure femminili o dignitari e glifi, altre molto deteriorate se non addirittura illeggibili, e vari tumuli di pietre. Siamo nel gruppo chiamato "Ma Can Xoc".
   
La Grande Piramide di Cobá, o "Nohoc Mul".
Verso il "Conjunto de las Pinturas" di Cobá.
 
Il sentiero compie un ampio giro, quasi semicircolare, fino ad incontrare la deviazione per il "Nohoc Mul": il cartello che indica il percorso fornisce anche la distanza: un chilometro. D'altra parte l'area è veramente vasta e di conseguenza i vari gruppi da visitare sono molto distanziati gli uni dagli altri.
Troviamo un primo edificio basso con alcuni gradini ed una stele e oltre gli alberi cominciamo a intravedere la sagoma di una piramide che risplende del biancore della sua pietra al sole: è la Grande Piramide, o "Nohoc Mul", uno splendido edificio alto 42 metri con 120 gradini che saliamo per ammirare una maestosa vista sulla selva.
I gradini sono decorati con motivi di conchiglie. E' interessante questo edificio, che mostra nella sua struttura influenze stilistiche provenienti dal Petén: gli angoli rilevati, tipici di quella lontana regione, in questa piramide si trasformano in elementi molto più arrotondati.
Altri bassorilievi che notiamo sono quelli che mostrano il Dio Discendente, posti sul tempio che sta sulla sommità della piramide, che si ritiene sia stato aggiunto in epoca successiva.
Oltre alla visita archeologica, limitata alle cose essenziali, è molto bella questa passeggiata che abbiamo fatto nella foresta, decisamente poco frequentata: oltre a noi ci sarà appena un'altra decina di visitatori.
 
La salita è veramente ripida: la Grande Piramide di Cobá è alta 42 metri e noi sembriamo dei puntini lassù.
Con le luci viene in qualche modo ricostruito quanto avviene agli equinozi, quando i raggi del sole disegnano una figura che, unendosi alla testa di serpente alla base della scalinata, rappresenta la discesa dal cielo del Serpente Piumato - Kukulkán.
 
Noi restiamo a Cobá un paio d'ore ma, volendo, una visita più accurata non richiederebbe meno di una giornata intera. Basti pensare che le rovine inesplorate di Ixtil stanno a 19 chilometri di sentiero nella selva e che la piramide di Kucilan dista 8 chilometri: questo è solo per dare l'idea della grande vastità di questo luogo.
Sono le cinque e mezzo quando arriviamo all'albergo Dolores Alba di Chichén Itzá, che avevo prenotato da Tulum: si trova in una posizione comoda, ad un paio di chilometri dall'ingresso al parco archeologico.
Neppure il tempo di occupare le stanze con i bagagli, che il gruppo è già in piscina.
Víctor, il nostro autista, va a cercare un'altra sistemazione più economica in paese.
Ci verrà a prendere alle 18.30 per portarci alle rovine di sera, per poter assistere allo spettacolo di luci e suoni ("Luz y sonido") che viene fatto alle 19.
 
 
Davanti a noi c'è la spianata con la piramide di Kukulkán ed il Tempio dei Guerrieri.
Più voci narranti raccontano, con una certa enfasi retorica, la storia dei Maya, la loro ascesa, la conquista degli Spagnoli e la loro fine. La musica accompagna tutta la narrazione mentre dei fantastici giochi di luci colorate illumina ritmicamente i monumenti davanti a noi.
 
 
Effetti di luci allo spettacolo "Luz y Sonido" a Chichén Itzá.
 
Lo spettacolo, della durata di poco più di mezz'ora, si conclude con il ritorno di Kukulkán, il Dio Serpente, sulla terra ricostruendo quel gioco di luci e ombre che naturalmente si verifica due volte all'anno, in occasione degli equinozi di primavera e d'autunno, quando i raggi del sole creano una figura serpentina che si congiunge alla testa del Serpente Piumato alla base della scalinata Nord d'accesso al tempio.
L'unica nota un po' negativa, forse perché non fa parte delle nostre abitudini e della nostra cultura, è data dai testi che sono narrati, troppo retorici ed enfatici, come nella migliore tradizione dell'America Latina.
Complessivamente comunque si tratta di uno spettacolo suggestivo che è piaciuto a tutti. Al termine Víctor Villalobos, il nostro autista, ci riporta in albergo, presso il quale avevo prenotato la cena.
Più tardi telefono a Gemma a Guadalajara: suo nipote è nato proprio oggi! Quindi la ragguaglio sui miei spostamenti e le confermo l'orario del mio arrivo all'aeroporto di Guadalajara.
Il giorno dopo facciamo colazione presto (avevamo chiesto ieri se ce la potevano anticipare): infatti vogliamo essere tra i primi ad entrare alle rovine. Alla mattina ci sono almeno due voli diretti da Cancún che scaricano a Chichén Itzá centinaia di turisti americani e noi vorremmo compiere la visita con tranquillità, senza essere travolti dall'orda.
Un personaggio esce dalle fauci spalancate di un Serpente Piumato su una parete del tempio dei Guerrieri a Chichén Itzá.
La storia e le origini di Chichén Itzá non sono del tutto assodate, ed anche tra gli studiosi ci sono molte discordanze per la mancanza di fonti documentali certe. Anche la fonte principale di cui disponiamo, i libri di Chilam Balam, fornisce alcune notizie contraddittorie.
Sappiamo, lo scrivono tutte le guide, che Chichén Itzá significa "vicino ai pozzi degli Itzá", ma anche su chi fossero gli Itzá non tutti sono d'accordo. Probabilmente erano un ramo di un popola più vasto, i Maya Chintal (i Putún): una popolazione mista Maya-Nahuat, piuttosto aggressiva, che aveva assorbito molte usanze e costumi delle genti Nauhat (una forma antica della lingua nahuatl), proveniente dal Campeche meridionale e dal delta dei fiumi Usumacinta e Grijalva nel Tabasco. Probabilmente erano viaggiatori e mercanti, poco si interessavano di arti, di architettura e di astronomia, a differenza dei Maya.
Questi Itzá si sarebbero stabiliti nell'isola di Cozumel e da qui sarebbero passati nella terraferma conquistando molti centri, tra cui Chichén.
Maggiori dubbi riguardano quando avvennero questi movimenti. La città esisteva già, almeno dal V secolo, ed a questo periodo vanno ricondotte le costruzioni attribuibili alla Chichén antica, dove vediamo un predominio dello stile Puuc.
Questa città fu forse abbandonata, o per lo meno non fu più vitale, come avvenne nella stessa epoca per le città maya dell'interno, Palenque, Tikal, Piedras Negras e tante altre. Quindi qualche tempo dopo il 900 d. Cr. gli Itzá, che nel frattempo si erano amalgamati con i Maya dello Yucatán, costruirono la prima piramide della "nuova" Chichén Itzá, un po' più a nord del precedente nucleo.
Qui si inserisce il problema (irrisolto) tolteco. I racconti ci direbbero che l'eroe tolteco Quetzalcoatl (che in lingua maya con l'identico significato di Serpente Piumato era detto Kukulkán, fuggito da Tula fondò qui la nuova città; oppure Quetzalcoatl-Kukulkán avrebbe incontrato gli Itzá a Champotón (Champuchtun) dove si erano insediati e li avrebbe riportati nella loro antica città costruendo quella nuova.
La testa del Serpente Piumato con le fauci spalancate alla base della scalinata che porta al tempio di Kukulkán sulla sommità de "el Castillo".
Uso, con una voluta cattiveria, il condizionale. Infatti molti autori, anche qualificati, citerebbero fonti e relazioni antiche come il Popol Vuh, i libri di Chilam Balam, frate Diego de Landa, eccetera. Naturalmente non ho avuto la possibilità di accedere a tutte quelle fonti in originale, ma sono riuscito ad acquisirne qualcuna, ho cercato le citazioni e... non ci sono, o sono state deformate ad uso e consumo di chi scriveva. Un autore successivo riportava tali e quali quelle citazioni senza controllare la fonte.
Ma al di là delle storie, delle leggende e delle citazioni "di comodo", è difficile pensare ad una migrazione di un popolo (il Tolteco) che si sarebbe spostato per 1.700 chilometri attraversando paludi, foreste, montagne, fiumi in territori abitati da popolazioni non sempre amiche, senza lasciare una traccia del proprio passaggio.
Forse si trattò non tanto una migrazione di un popolo, quanto della sua cultura, delle sue idee? Forse che solo degli architetti toltechi arrivarono fin qui con i loro disegni che poi vennero realizzati da maestranze maya?
E' difficile pensare che una capitale, tutto sommato modesta quale era Tula, avesse potuto ispirare tutte le meraviglie che ammiriamo nella nuova Chichén Itzá. L'arte che vediamo a Chichén Itzá non è una ripetizione di quello che veniva fatto a Tula.
Il punto d'arrivo dell'arte di Tula, a Chichén Itzá si sviluppa, si evolve con una tale ricchezza che dimostrerebbe che il conquistato (il Maya) avesse una tradizione culturale più ricca di quella del suo conquistatore (il Tolteco) dal quale prende degli spunti, delle idee, per elaborarli in maniera autonoma.
Con tutti i condizionali del caso, sarebbe anche da prendere in considerazione che Quetzalcoatl-Kukulkán sia stato sì un personaggio reale, ma estremamente mitizzato: infatti non coinciderebbero i secoli nei quali vissero Quetzalcoatl e Kukulkán. Forse che Kukulkán ormai fosse assurto ad un titolo onorifico? Che fosse qualcun altro che portava lo stesso nome, magari trasformandolo in titolo?
Lasciando quindi stare i vari tentativi di ricostruzioni aleatorie di avvenimenti, cerchiamo piuttosto di restare aderenti alla realtà dei fatti che, per quanto ci riguarda, sono dati soprattutto dai resti archeologici di Chichén Itzá.
E qui a Chichén Itzá ci troviamo, in una mattina tranquilla, quando ancora non c'è la ressa dei visitatori, nella grande spianata sulla quale si eleva isolato "el Castillo".
 
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Pagina aggiornata il 18 novembre 2017. Io ho fatto molti importanti viaggi con Avventure nel Mondo