Proseguiamo ed in meno di mezz'ora,
superato il fiume Bagmati, raggiungiamo Patan.
Patan, l'antica Lalitpur, si può definire un museo a cielo aperto, tanta è
la ricchezza delle memorie artistiche, religiose e profane che si
incontrano.
Nel passato fu capitale del Regno ed è ritenuta la più antica essendo
stata fondata, pare, nel III secolo a. Cr. dalla dinastia Kirat e più tardi
ampliata nel IV secolo e poi ancora in età medievale.
L'antico nome di Lalitpur, città (puri) di Lalit, discenderebbe da
una leggenda: la valle era interessata da una grave siccità sicché i tre
sovrani della vallata decisero di rivolgersi ad una divinità dell'Assam
indiano. Tre messaggeri furono inviati quindi in India ed uno di essi, un
contadino di nome Lalit, prelevò il dio e lo portò fin qui per far cessare
la siccità. Il dio decise di
fermarsi e la città venne intitolata al contadino Lalit che era riuscito a
compiere con tanto successo la missione che gli era stata affidata.
Lasciamo l'autobus in periferia e ci addentriamo verso il centro attraverso
le strade della città vecchia.
Strade raramente lastricate, ma che tutti cercano di tenere decorosamente
pulite.
Si susseguono i consueti negozietti di artigiani e di commercio al minuto
mentre scorgiamo un paio di antichi bacini d'acqua che garantiscono l'approvvigionamento
idrico.
Sopra i tetti delle case vediamo svettare, di tanto in tanto, gli alti tetti
a più piani di qualche tempio.
Patan:
venditori lungo la strada.
Il centro della città si chiama anche qui, come per Kathmandu, Durbar
Square.
Questa piazza nasce in tempi antichissimi come luogo dell'incrocio delle due
strade principali; così come le strade provenienti da quattro opposte
direzioni si incontrano, il luogo diviene il posto naturale anche per
l'incontro delle persone, delle genti, che scambiano idee, opinioni,
pensieri, ma anche merci. Così nasce il bazaar ed il luogo veniva
chiamato (ma ancora oggi è chiamato localmente) Mangal Bazaar.
Una
delle porte d'ingresso (quella di destra) al Palazzo Reale di Patan.
In lingua sanscrita la parola contiene una radice beneaugurante di buona
fortuna (e tanta ne dovevano avere secoli fa coloro che si affidavano a
queste incerte vie di comunicazione); nella antica lingua newari
invece mangal significa semplicemente "centro".
E questo è realmente il centro pulsante di Patan, nel quale si trovano
tracce antiche della storia.
Tracce che a volte gli archeologi non riescono a decifrare con sicurezza
lasciando delle zone d'ombra nel passato di Patan-Lalitpur, ma che non sono
sconosciute alle leggende ed ai miti nei quali crede la gente.
La storia (quella che hanno appurato gli archeologi e gli storici) spesso
entra in conflitto con le tradizioni popolari, ma forse si tratta di un
leggere con occhi diversi gli stessi fatti, darne una versione differente
senza necessariamente contrapporre gli uni agli altri.
Alcune iscrizioni, trovate nel cortile principale del Palazzo
Reale ed in altri edifici del complesso del Mangal Bazaar, dimostrerebbero
che tutta questa zona era già un centro di potere nel VI e VII secolo d.
Cr.
Un'altra leggenda ci racconta che una volta scorreva un fiume lungo quella
che oggi è la facciata principale del palazzo.
Dalle acque di questo fiume sarebbe apparsa una fiamma brillante e sulla
riva, in corrispondenza del punto dell'apparizione prodigiosa, venne
costruito un monastero buddhista. Questo monastero venne poi demolito per
lasciare spazio ad un ampliamento del palazzo ed il fiume fu interrato, o
deviato.
Ma il cuore popolare afferma che questo fiume continua a scorrere
sottoterra.
Io,
nella Durbar Square di Patan.
Così
ogni anno, durante il mese sacro di gunla (tra agosto e settembre),
un'immagine di Buddha viene immersa nell'acqua di un catino di rame
proprio di fronte alla Porta d'Oro del Palazzo Reale.
Anche se, come abbiamo scritto, è assai probabile che qui esistesse già
una corte, un centro di potere, tra il VI ed il VII secolo, l'attuale
palazzo risale per lo più al XVII secolo. Viene menzionato come chaukot
(ossia castello, o fortezza) nel 1630 in un documento dell'epoca di Re
Siddhi Narasimha Malla (1620-1661) dal quale veniamo a sapere che aveva
quattro torri delle quali rimane oggi il ricordo nei torrioni superstiti
all'angolo dell'ala anteriore del palazzo.
Subì una ristrutturazione nel 1674 da Re Srinivas Malla (1661-1685)
mentre la sua configurazione definitiva attuale si deve a Re Vishnu Malla
(1729-1745) nel 1734.
Restò residenza dei sovrani Malla fino all'epoca dell'unificazione della
valle a seguito della conquista dei Gurkha (1768) quando venne
abbandonato.
Noi siamo arrivati alla Durbar Square dalla parte meridionale dopo aver
percorso la strada da Sundhara e davanti ai nostri occhi si apre una
spianata occupata da templi, edifici in mattone rosso con legni
intagliati; e gente, tanta gente che vive e attraversa questo luogo:
giovani e anziani, molto anziani, vestiti con abiti occidentali, jeans
compresi, ma anche con vesti tradizionali.
Ci godiamo anche noi questo spettacolo per un po', cercando di fotografare
tutto quello che possiamo.
Qualcuno decide di visitare il museo di Patan che occupa un'ala del
complesso del Palazzo Reale, quella che fa angolo tra la piazza e la
strada dalla quale siamo venuti, dove si entra proprio di fronte al
Krishna Temple (o Chyasim Deval), un caratteristico tempio a più piani
dalla pianta ottagonale.
Nel museo sono esposti soprattutto oggetti provenienti dalla valle di
Kathmandu, ma anche dal resto del paese, oltre che dall'India, dal Tibet e
dall'Himalaya occidentali, legati soprattutto alle religioni indù e buddhista: sono dipinti, thangka, oggetti d'argento o di altri
metalli o di legno intagliato.
Templi
nella Durbar Square di Patan.
Dal
piano superiore del museo si gode di un bel panorama sulla piazza dove,
dopo la visita, ritorniamo.
Il primo tempio che incontriamo è appunto il Krishna Temple (o Chyasim
Deval), a pianta ottagonale, in pietra, a più piani: una struttura
architettonica probabilmente unica in Nepal. Il tutto è decorato con
episodi tratti dal "Mahabharata" e dal "Ramayana", i
due grandi poemi epici induisti.
Fu fatto costruire nel 1723 da Yogamati, figlia di Re Yogendra Malla
(1685-1703), per
ricordare la morte delle numerose spose che si immolarono nel sati,
gettandosi vive tra le fiamme della pila funeraria del defunto marito.
Durbar
Square di Patan: sulla destra, tra due colonne, la Taleju Bell.
Un
po' più avanti si incontra la Taleju Bell, una grande campana collocata
tra due colonne alle quali è appesa con una massiccia catena d'ottone.
Questa è la prima delle tre campane che Re Vishnu Malla, con sua moglie
Rani Chandra Lakshmi, fecero installare nelle tre Durbar Square esistenti nella
valle di Kathmandu: i sudditi che avevano qualche motivo di doglianza
potevano suonare questa campana per avvertire il sovrano delle loro
rimostranze, ma potevano usarsi anche come segnale d'allarme in caso di pericolo.
Questa campana, come le altre due collocate a Kathmandu e a Bhaktapur (Bhadgaon)
e nei templi dedicati a Taleju, prende il nome dalla dea Taleju Bhawani,
una divinità con quattro teste e dieci braccia, che era la protettrice
della dinastia Malla, che governò il Nepal dal XII al XVIII secolo.
Dietro la campana, nella piazza, c'è una fontana con una vasca
ornamentale attraversata da un ponticello.
Proseguendo verso nord incontriamo subito un altro tempio, l'Harishankar,
dedicato a Shiva e Vishnu. Due elefanti in pietra fanno la guardia alla
scala che conduce alla prima piattaforma: costruito attorno al 1704-1705
in stile nepalese, con struttura a pagoda, ha tre piani coperti da
altrettanti tetti di grandezza decrescente.
Il primo livello, sulla piattaforma, è caratterizzato da una successione
di torana che, sui quattro lati, formano tra le colonne una serie
di archi. Al centro del santuario si trova una statua di Vishnu con Laksmi
e Sarasvati.
Un po' più avanti, in alto sopra una colonna su un fiore di loto è
collocata la
statua dorata di Re Yogendra Malla. Il sovrano è rivolto verso il Palazzo
Reale mentre è protetto alle spalle da un naga sulla cui testa è
poggiato un piccolo uccello: fino a quando l'uccello resterà sulla testa
del cobra, Re Yogendra potrà sempre tornare nel suo palazzo attraverso una
finestra.
Durbar
Square di Patan: Krishna Mandir, Vishwanath Temple, Bhimsen
Temple.
Dietro, arretrati su una bassa piattaforma, ci sono altri templi e
costruzioni, tra cui quello a due piani che viene considerato il più
antico tempio di Durbar Square (tuttavia non pare sia anteriore al XVII
secolo): si tratta del Jagannaryan Temple a due piani.
A guardia della gradinata d'accesso sono posti due leoni in pietra: le
porte del primo piano sono decorate da un'importante opera d'intaglio nel
legno che ricopre quasi completamente la facciata principale, ma anche le
altre due, seppure in forma minore. Tutti gli intagli sono particolarmente
curati.
Durbar
Square di Patan: il Krishna Radha Mandir.
Anche i barbacani in legno che sorreggono gli spioventi del tetto sono
decorati con una serie di raffigurazioni erotiche che sono molto
frequenti: si trovano esclusivamente sugli edifici religiosi e
praticamente mai in quelli civili.
Oltre c'è il grande tempio dedicato a Krishna, come incarnazione di
Vishnu. E' il Krishna Radha Mandir, uno dei più alti templi della valle
dedicati a Krishna ed alla sua compagna Radha.
Venne completato nel 1637 sotto il regno di Siddhi Narashima Malla.
L'ingresso, al quale fanno la guardia quattro sculture di leoni, è
interdetto ai non indù e quindi noi siamo costretti ad ammirarlo solo
dall'esterno. Fonde insieme due stili, quello del sikhara indiano
con le costruzioni moghul a più piani.
Nella base ci sono dei pannelli con, a bassorilievo, episodi della vita di
Rama e di Krishna.
Di fronte al tempio si innalza una colonna che termina con un fiore di
loto su cui poggia la statua, alta due metri, di Garuda, il veicolo
celeste di Vishnu.
La statua, in bronzo dorato, è cesellata con una ricchezza di particolari
persino esagerata, dal momento che si osserva ad una certa distanza, dal
basso verso l'alto. Viene ritenuta uno degli esempi più alti del
Rinascimento Malla.
Il lato nord della piazza contiene ancora due templi: il Vishwanath Temple
ed il Bhimsen Mandir.
Il primo ha su ciascuno degli ingressi orientale ed occidentale una coppia
di elefanti; ad occidente sta di fronte anche il toro Nandi, la
cavalcatura di Shiva.
Il tempio, su due piani, è in classico stile nepalese, ben proporzionato.
Durbar
Square di Patan: il Vishwanath Temple.
Il
toro Nandi e due leoni a guardia del tempio.
Anche qui, alla base, ci sono torana
che raccordano le colonne e ritroviamo delle raffigurazioni erotiche sui
barbacani che sostengono il tetto.
Queste raffigurazioni, assieme al
gigantesco lingam (fallo) posto all'interno, fanno sì che questo
tempio sia favolisticamente presentato ai turisti come il tempio del Kama Sutra.
Anche il Bhimsen Mandir a tre piani, dedicato a Bhima, eroico guerriero del
"Mahabharata", ha i suoi animali da guardia: quattro leoni in
pietra; un quinto si trova sulla sommità di una colonna.
A seguito di un incendio che lo distrusse, venne ricostruito nel 1682. Bhima
è venerato anche come protettore del commercio e degli affari.
Sul lato opposto, ad oriente, si sviluppa il complesso del Palazzo Reale,
risultato dell'unione e della ristrutturazione di edifici diversi di cui
abbiamo fatto cenno sopra.
Noi ci avviciniamo al Palazzo Reale, dominato dal Taleju Temple.