Con il pulmino ci spostiamo di una
quindicina di chilometri, per raggiungere un'altra rocca, quella di
Dambulla.
La roccia di pietra grigia ha un profilo curioso che ricorda quello del
dorso di un elefante immerso fino a metà corpo in una verde vegetazione.
Avvicinandoci incontriamo dapprima un piccolo edificio dove depositiamo le
nostre scarpe, poi ci troviamo in un piazzale lastricato di fronte alla
roccia di Dambulla. Una parte della parete, quella inferiore, è nascosta da
una bassa struttura bianca che fa da ingresso alle grotte-tempio.
Nella zona ci sono un'ottantina di grotte che furono abitate fin dai tempi
preistorici.
Il luogo venne convertito al culto buddhista nel I secolo a. Cr.: infatti
quando la capitale Anuradhapura fu conquistata dai Tamil, il Re Vattagami
Abhaya avrebbe trovato rifugio qui, tra il 102 e l'89 a. Cr., in un tempio
buddhista già esistente.
Una volta tornato al potere, come segno di gratitudine per l'ospitalità
ricevuta, fece erigere questo tempio, del quale vediamo il bianco ingresso,
composto da cinque grotte.
Le pareti delle grotte sono ricoperte quasi interamente da pitture murali; i
monaci, o gli artisti, che le dipinsero rispettarono tutte le irregolarità
della roccia, spesso servendosene per dare profondità alle scene che
dipingevano.
Un
dagoba costruito all'interno della grotta n. 2.
Si calcola che sia di oltre 2.000 m². la superficie dipinta.
Oltre ai dipinti, c'è una concentrazione incredibile di statue: sarebbero
oltre 150 solamente le statue che ritraggono Buddha.
Le opere sono di difficile datazione; nel XII secolo il Re Nissankamalla
fece arricchire questo tempio di nuove statue.
Le statue originarie e quelle aggiuntesi nei secoli successivi vennero ridipinte più volte, secondo un'abitudine buddhista che vede la statua, il
dipinto, come strumento di meditazione e non come opera d'arte. Così quando
la pittura deperisce, magari risultando di difficile lettura, non si esita a
ridipingerla nuovamente.
Tutto questo fa sì che sotto strati e strati di pittura più recenti
potrebbe celarsi una statua risalente a due millenni fa.
Nelle raffigurazioni di Buddha di Dambulla si può notare che nella
maggioranza delle statue gli occhi sono semiaperti, o aperti, e le labbra
appena dischiuse.
Quando gli occhi sono semiaperti, Buddha è visto un attimo prima di entrare
nel Nirvana; spesso sulla testa è mostrata la fiamma della saggezza.
Una
statua di Buddha nella grotta n. 3 di Dambulla.
Delle cinque grotte, la più vasta è la seconda, chiamata anche
grotta "dei grandi re" (Maharaja Lena). Deve il suo nome al fatto
che oltre a quasi una sessantina di statue dedicate a Buddha, ve ne sono due
che raffigurano i due re che hanno legato il proprio nome a Dambulla:
Vattagamani e Nissankamalla.
E' talmente vasta che i monaci vi hanno edificato all'interno addirittura un
dagoba.
Vicino, posate a terra, ci sono alcune grandi ciotole di metallo: servono
per raccogliere dell'acqua che scende dal soffitto della grotta. Probabilmente
si tratta solo di infiltrazioni che provengono dal soffitto
della grotta, ma secondo i fedeli sarebbe invece una fonte d'acqua
prodigiosa dalle proprietà miracolose e curative.
Terminata la visita, puntiamo verso Kandy che raggiungiamo quando è ormai
sera.
La mattina dopo viene dedicata ad un po' di shopping.
La città si estende sul fondo di una valle, circondata da colline ricoperte
da una ricca vegetazione tropicale, ai margini di un lago artificiale.
Kandy:
venditore di ananas.
Quando
Gampala, l'odierna Gampola, 25 chilometri a sud-ovest di Kandy, era la
capitale del regno singalese (dal 1341 al 1412), Kandy era solo una
piccola cittadina satellite dove un re vi aveva costruito un palazzo per sé
ed alcuni templi.
Si chiamava Maha Nuwara, che significa "grande città". Furono i
portoghesi a cambiare il nome chiamandola Kandè, a seguito di un errore:
nel 1542 un governatore locale si era proclamato Kandè Raja (ovvero
"Re della Montagna") e così chiamarono Maha Nuwara con il nome
Kandè.
Verso la fine del XVI secolo, le potenze europee si disputavano le regioni
costiere di Ceylon e la popolazione, per mantenere la propria
indipendenza, si rifugiava verso l'interno. Nel 1590, per ritorsione, gli
abitanti di Kandy espulsero tutti gli stranieri residenti in città,
compresi i missionari cattolici. Kandy divenne quindi il centro del
nazionalismo singalese contro le pretese degli occidentali: portoghesi,
olandesi e inglesi.
Nonostante i saccheggi subiti dalla città (venne assediata numerose volte
ed anche bruciata), i re di Kandy riuscirono a mantenere l'indipendenza
fino al 1815, quando gli inglesi presero il potere.
Kandy non riuscì mai ad avere l'aspetto monumentale che ebbero le altre
capitali, come Anuradhapura e Polonnaruwa, tuttavia oggi vi si respira una
gradevole atmosfera provinciale.
Resta comunque indubbiamente la capitale religiosa dell'isola per il solo
fatto di conservare la reliquia del sacro dente di Buddha.
La mattina dopo siamo in giro, a passeggiare per le strade di Kandy.
Quello che ci stupisce è il vedere come le strade siano un unico immenso
mercato diffuso con venditori di ogni genere di mercanzia.
Kandy:
venditore di tessuti.
Kandy:
venditore ambulante.
Le
mura che circondano il Dalada Maligawa (Tempio del Dente)
Prima di dedicare qualche ora allo shopping, si va alla compagnia aerea
per le riconferme dei voli. Qui scopriamo che il nostro volo per Malè forse
non esiste: sull'unico volo in partenza domani mattina da Colombo i nostri
nomi non ci sono. Ma la cosa strana è che il numero del volo sul nostro
biglietto non risulta in partenza domani! Vediamo se una volta a Colombo
riusciremo a sbrogliare la matassa.
Intanto ci perdiamo tra le tante bancarelle e negozi che ci sono per la
strada.
Numerosi sono i negozi specializzati nel tè, una ricchezza del paese che
lo rende famoso in tutto il mondo.
In una strada ne sono schierate parecchie decine.
Mi avventuro con un paio di compagni di viaggio dentro uno di questi negozi, giusto per acquistare un po' di autentico tè di Ceylon.
L'ambiente è arredato tutto in boiserie. Noi chiediamo
semplicemente di acquistare del tè. Immediatamente ci fanno accomodare in
un salottino nel retrobottega dove c'è dell'acqua fumante sul fuoco.
Inizia il rito della preparazione del tè, che ci viene versato in tazze
di porcellana bianca.
Con ampie descrizioni sugli aromi e sui sapori, ci vengono presentati, e
fatti assaggiare, il tè di pianura, il tè di montagna, il tè di
collina, quello di mezza montagna ed altre qualità ancora.
Siamo trattati come fossimo degli importanti commercianti occidentali che
devono fare acquisti di grandi quantitativi di tè. Cerchiamo di
spiegare che in realtà volevamo acquistare solo mezzo etto di tè, un
etto al massimo.
Ma i titolari imperturbabili, con ampi sorrisi, ci vogliono far assaggiare
gran parte del loro repertorio.
Alla fine di questa lunga degustazione-conferenza sui tè di Sri Lanka, ce
ne usciamo con i nostri modesti acquisti con i calorosi e riverenti saluti
dei proprietari e noi per un attimo ci illudiamo di essere i più grandi
importatori di tè d'Europa!
Proseguiamo verso sud per strade fiancheggiate da edifici in stile
coloniale, come il Queen's Hotel che, dietro la facciata, nasconde
un'atmosfera piuttosto decadente, nonostante gli antichi fasti del passato
che vuole evocare.
Raggiungiamo il Kiri Muhuda, il "mare bianco", un lago
artificiale che venne costruito dall'ultimo re di Kandy tra il 1803 ed il
1807. Qui, sulle sue rive, ci sono i monumenti più importanti della
città: il palazzo reale, il Dalada Maligawa, altri templi, il museo
cittadino. Il Dalada Maligawa, o Tempio della Reliquia del Sacro Dente, custodisce la
reliquia di un dente di Buddha.
Fedeli
in preghiera all'interno del Dalada Maligawa (il Tempio della
Reliquia del Sacro Dente).
Uno
dei viali del giardino botanico Peradeniya.
Questo dente (il canino sinistro) sarebbe stato rinvenuto tra le ceneri
residue dalla combustione del corpo di Buddha e venne conservato
inizialmente a Dantapuri, l'attuale Puri, in Orissa.
Era sorta una credenza secondo la quale questa reliquia avrebbe dato a
chi la possedeva il diritto di governare il mondo. Dopo travagliate e
complesse vicende, una principessa di Kalinga (l'attuale Orissa in India),
Hemanale, nascondendo il dente tra gli ornamenti per i capelli, portò il
prezioso cimelio a Ceylon.
La reliquia venne conservata nelle varie città che di volta in volta
diventarono nei secoli capitali dell'isola rappresentando, ovviamente, la
certezza e il fondamento per il potere della monarchia.
A Kandy nel 1603 venne costruito il primo santuario destinato a custodire la
reliquia; distrutto dai portoghesi nel 1637, fu ricostruito nel 1697,
subendo degli importanti rimaneggiamenti nella seconda metà del XVIII
secolo.
Una
porta all'interno del Dalada Maligawa.
La struttura del santuario appare piuttosto modesta, senza particolari pregi
architettonici.
Noi siamo gli unici turisti che visitano in questo momento il tempio: tutti
gli altri sono fedeli che portano le loro offerte, per lo più fiori.
Man mano che ci si addentra nel tempio, la calca aumenta, ma nessuno spinge,
nessuno si affanna: sono tutti pazientemente in attesa che venga il loro
turno per sostare davanti alla reliquia del Sacro Dente.
La reliquia non è visibile: si trova dentro un prezioso cofanetto.
Una volta all'anno viene portata in processione all'esterno del tempio: avviene
per la festa Esala Perahera che si svolge per il plenilunio del mese di esala
(tra luglio e agosto).
In quei giorni Kandy diventa la città più importante dello Sri Lanka e
dopo dieci giorni di festeggiamenti, danze e musiche, nell'ultimo giorno la
reliquia, posta con il suo cofanetto in un baldacchino sulla schiena di un
elefante, sfila tra la folla in delirio.
Altri templi si trovano attorno all'area dell'ex palazzo reale, ma il tempo
stringe per noi che dobbiamo raggiungere Colombo.
Prima di percorrere i 120 chilometri che ci separano dalla capitale di Sri
Lanka, facciamo una sosta a Peradeniya che incontriamo appena usciti da
Kandy.
Una
macchia di vegetazione nel giardino Peradeniya.
Peradeniya:
orchidea.
Qui c'è uno dei giardini botanici più belli del mondo fondato nel 1821
sul luogo di una vecchia proprietà reale, in una posizione incantevole
sulle rive di un fiume.
Si tratta di una raccolta della maggior parte delle piante tropicali e
subtropicali del mondo.
Appena entrati in una specie di foresta apparentemente incontaminata (ma
in realtà sapientemente costruita artificialmente) ci accoglie sulla
destra un grande padiglione dove sono conservate tutte le specie di
orchidee conosciute. Tra queste una delle più belle e rare piante del
mondo: l'Amherstia nobilis, chiamata in inglese the Pride of
Burma (l'orgoglio della Birmania, da dove è originaria), l'unico
membro conosciuto del genere Amherstia.
Giardino
botanico Peradeniya: orchidea.
Seppure sia coltivata come pianta ornamentale nei paesi tropicali, è
molto rara in natura dove, a memoria dei naturalisti, è stata avvistata
solo due volte.
Il suo nome ricorda Lady Amherst, moglie di William Pitt Amherst che fu
governatore generale dell'India dal 1823 al 1828.
In genere fiorisce tra novembre ed aprile; purtroppo noi non riusciamo a
vedere alcun fiore di questo incanto della natura.
Verso la fine del parco, appesi a grappolo sui rami, vediamo migliaia di
pipistrelli giganti: come ci avviciniamo, disturbati dalle nostre voci,
all'improvviso spaventati cominciano a volare all'impazzata.
In realtà non saprei dire se si sono spaventati più loro o più noi! Per
fortuna che sono animali assolutamente inoffensivi.
Riprendiamo il nostro pulmino e giungiamo a Colombo in tempo per vedere il
tramonto sul lungomare.
E' il 31 dicembre e ci cerchiamo un ristorante con la vista sull'oceano per
festeggiare l'ultimo giorno dell'anno. Allo scoccare della mezzanotte siamo
gli unici a brindare al nuovo anno: in giro la vita notturna prosegue nella
sua quotidianità, come in un'altra qualsiasi notte.
Tra festeggiamenti vari, siamo a letto non prima delle tre del nuovo anno.
Molti di noi si sono addormentati forse da una mezz'ora quando è un gran
bussare alle nostre porte: Eraldo ci intima di essere pronti con il bagaglio
in dieci minuti, i taxi sono pronti che ci stanno aspettando, c'è un volo
che parte tra meno di tre ore!
Abbiamo poca voglia di fare domande, un po' perché stiamo dormendo in
piedi, un po' perché non c'è tempo da perdere.
Di corsa siamo tutti pronti nella hall dell'albergo ed intanto Eraldo ci
dice che mentre noi festeggiavamo il capodanno, lui era in aeroporto e, come
dal cilindro del prestigiatore, è saltato fuori inaspettato un volo
straordinario di Air Lanka. Pare che fossero in un tremendo overbooking
ed hanno allestito questo volo che parte alle cinque e mezza.
Ci suddividiamo con i bagagli nei taxi e, ancora dormendo in piedi,
raggiungiamo l'aeroporto di Colombo.
Dopo un'ora di volo atterriamo a Malè sotto una pioggia torrenziale.