Per lavarci bisogna prendere l'acqua
da uno dei due pozzi: ci era stato spiegato che in un pozzo c'è l'acqua
che si deve usare per la cucina, nell'altro quella per lavarci facendo
comunque sempre molta attenzione che non entri dentro acqua sporca o
saponata.
Per prendere l'acqua usiamo delle pertiche lunghe un paio di metri dove ad
una estremità è fissato un grosso barattolo di latta che si immerge per
riempirlo dell'acqua che serve.
Mentre siamo intenti a lavarci, sentiamo un grido di una ragazza che attira,
oltre la nostra, anche l'attenzione dei padroni di casa:
«C'è un pesce! Un pesce nel pozzo dell'acqua potabile!».
Effettivamente c'è un pesce, in verità sono due che nuotano dentro il
pozzo.
I proprietari, ancora prima di accorrere, si informano:
«Ma è vivo o morto?» e la ragazza conferma: «E' vivo!».
I proprietari sembrano sollevati e soddisfatti.
Ci spiegano che i pesci sono messi apposta nei pozzi, come sentinella per
rilevare la bontà dell'acqua: se i pesci fossero morti significherebbe che
l'acqua sarebbe stata in qualche modo inquinata o ci sarebbero delle
infiltrazioni d'acqua marina nel pozzo (i pesci sono d'acqua dolce).
La giornata di oggi prevede di stare in isola: chi va a visitarla, chi a
stendersi al sole per abbronzarsi.
Una
barca in costruzione.
Comincio a girare per il villaggio:
come avevo visto ieri pomeriggio, in pratica esistono due sole vie che si
incrociano ad angolo retto.
La nostra, che possiamo considerare la principale, attraversa l'isola dalla
passerella d'approdo per terminare sul lato opposto dell'isola. A circa
metà l'altra strada la interseca per perdersi poi nella macchia di
vegetazione.
Oltre le case c'è una zona che potremo chiamare "industriale". Ci
sono alcuni piccoli cantieri nautici dove sono messe a secco le barche
necessarie di manutenzione o di riparazioni.
Una
barca in riparazione.
Preparo
il risotto di pesce nella "cucina" che abbiamo a disposizione.
Sotto
una tettoia vedo anche lo scafo di una barca in costruzione.
Ci sono varie attività legate ai pescatori e al mondo della pesca: ad
esempio il fabbro che prepara ed affila le fiocine per catturare i pesci
di maggiori dimensioni, il vecchio pescatore intento a ripassare la rete
da pesca.
Molte case hanno di fronte, sul lato esposto al sole, dei graticci fatti
di palma su cui sono messi ad essiccare dei pesci.
Vediamo soprattutto tante donne e bambini: gli uomini infatti sono fuori a
pescare mentre le donne stanno davanti alle case, magari a gruppetti,
sorvegliando i figli e fumando. Per ogni gruppetto è sempre presente
almeno un narghilè.
Nel
villaggio di Thulusdhoo si vedono molte donne (molte che
fumano nel narghilè) e bambini: la popolazione maschile è
impegnata con l'attività di pesca.
Un po' più in là c'è la moschea: una costruzione ad un piano in
muratura intonacata di bianco che dall'esterno assomiglia più ad una
villa per le vacanze che ad un luogo di preghiera.
La sua funzione viene rivelata da una struttura metallica sulla cui
sommità sono posti degli altoparlanti: è il minareto.
Sullo spiazzo attorno alla moschea c'è il cimitero islamico con le pietre
tombali di foggia diversa, secondo se è seppellito un uomo o una donna.
A mezzogiorno ci si ritrova tutti nelle nostre casette: come piatto forte
il menù di oggi prevede un risotto (all'italiana) di pesce.
Dopo il pranzo decido di fare il giro a piedi della nostra isola: dalla
passerella d'approdo mi dirigo verso sinistra per compiere la passeggiata
in senso antiorario.
Nella parte iniziale la spiaggia è profonda un 10-20 metri; oltre c'è la
vegetazione tropicale. Oltrepassata una specie di punta, nel lato
meridionale dell'isola, le palme prendono il sopravvento sulla spiaggia e
arrivano, assieme ad arbusti più bassi, fino all'acqua impedendo di
proseguire la passeggiata all'asciutto. In questi passaggi devo spostarmi
e camminare nell'acqua.
La linea della battigia è quasi sempre costantemente segnata da piccoli
legni, foglie, rami marcescenti trasportati dalle correnti e dalle onde.
Proseguendo
sui bordi della vegetazione vedo che sono stati abbattuti alcuni alberi ed
ora quattro ragazzini che avranno 10 o 12 anni stanno tagliando i rami
secondari per ripulire il tronco. Osservo sul tronco di una pianta un
piccolo rettile, una specie di lucertola, che se ne sta immobile mimetizzandosi
con la corteccia.
La sabbia corallina non è sempre finissima, ma è di differenti spessori:
ci sono anche dei blocchi di corallo bianco che, osservati da vicino,
mostrano la struttura della colonia che li ha formati. Alcuni hanno una
superficie compatta, uniforme e tondeggiante, tormentata da migliaia di
microforellini, altri sono tutti striati longitudinalmente oppure hanno
delle striature che si aprono come un ventaglio che, viste da vicino,
mostrano di essere cave all'interno come minuscoli finissimi tubicini,
altri ancora hanno una texture che sembra il motivo di un merletto
al tombolo.
Blocco
di corallo.
Blocco
di corallo.
La
spiaggia sul lato settentrionale dell'isola di Thulusdhoo.
Granchietti
bianchi come la sabbia con la quale si mimetizzano corrono in tutte le
direzioni spaventati dalla mia presenza; un piccolo paguro trascina
faticosamente la propria conchiglia protettiva.
Guardando verso l'orizzonte si vede la spuma bianca delle onde che si
infrangono sugli scogli della barriera corallina che sporgono appena dalla
superficie dell'acqua.
All'orizzonte,
attorno all'isola di Thulusdhoo, si vede sempre l'incresparsi delle onde in
corrispondenza della barriera corallina.
Alcuni ragazzini seminudi giocano sulla spiaggia, uno pesca, o gioca a
pescare, con una canna primitiva nella laguna interna. Si fanno incontro
con grandi sorrisi nella speranza di ricevere qualche bakshish e
restano sorridenti e cordiali anche dopo non aver ricevuto nulla.
Raggiungo la parte occidentale della costa: qui la spiaggia è quasi
inesistente con la macchia di verde che si spinge fino a lambire l'acqua
dell'oceano.
Alcuni sentieri conducono all'interno dove si intravedono delle tettoie:
devo essere giunto in prossimità di quella che ho chiamato "zona
industriale" dell'isola con i cantieri che riparano, accomodano e
costruiscono le barche.
Camminare è più difficoltoso: bisogna stare nell'acqua e a volte
spingersi relativamente al largo per evitare tronchi che si propendono in
fuori sbarrando il passo.
Nel lato settentrionale dell'isola la spiaggia si mantiene sui dieci metri
di profondità: in certi punti è più ampia, in altri si restringe per la
presenza di alberi di palma che però non impediscono di camminarci sotto.
Entrando nella vegetazione per uno dei frequenti sentieri si
dovrebbe arrivare subito al villaggio che, in linea d'aria, non dovrebbe
distare più di trecento metri. Infatti dovrei essere ormai all'altezza
delle nostre case.
Al
tramonto il sole infiamma il cielo di Thulusdhoo.
Ma
voglio completare il giro dell'isola.
La costa gira nettamente a sinistra e, superata la punta, vedo la nostra
cala con le barche ormeggiate, la passerella d'approdo ed i mie compagni
stesi al sole che raggiungo in un attimo.
La
caletta di Thulusdhoo, da dove avevo iniziato la passeggiata
quaranta minuti prima.
Da qui ero partito, quaranta minuti fa: tanto ci si impiega a fare il giro
completo dell'isola di Thulusdhoo, e avrei impiegato anche meno tempo se
non mi fossi soffermato a fare foto.
Restiamo qui tutti fino al tramonto, quando il sole infiamma il cielo.
Prima di cena arrivano i due genitori del bambino. Francesco controlla la
ferita: non è ancora asciutta, ma gli sembra che la situazione stia
lentamente migliorando. L'asciuga e la pulisce come può, disinfettandola,
e controlla con il capovillaggio che gli antibiotici siano presi con più
regolarità possibile.
Dopo cena si passeggia sulla spiaggia che questa volta raggiungiamo dalle
nostre case per il sentiero che si addentra nella macchia di alberi e
vegetazione, facendo luce con una torcia elettrica.
Non c'è luna, ma il cielo stellato illumina ugualmente il movimento
dell'oceano. Qualche traccia di luminescenza nell'acqua è dovuta a
microrganismi che emettono fluorescenza.
Camminando sulla battigia ci accorgiamo che le nostre impronte sulla sabbia
sono... luminose! Sì, dove abbiamo posato i piedi, per qualche secondo la
sabbia si fa luminescente. Probabilmente quegli stessi microrganismi,
sospinti sulla riva dalle onde, vengono eccitati quando li calpestiamo ed
emettono la stessa fluorescenza.
Per la notte, Maria che era stata urticata da
misteriosi animaletti o insetti notturni dormirà su un letto: almeno
resterà sollevata dal suolo.
Qualcuno di quelli che dormiranno per terra si circonda di una barriera di
"Mom" mista a talco. Per prudenza la nostra compagna mette questo preparato
anche attorno alle zampe del suo letto per evitare insetti... scalatori.